Ieri su Repubblica Michele Serra invocava un’aggravante per quegli uomini che fanno violenza alle proprie donne nell’idea che esse appartengano loro come fossero cose. Giustissimo. Io penso che un’aggravante andrebbe applicata a ogni violenza fatta contro qualcuno causata da una qualità propria della vittima, del suo essere. Una società che davvero credesse all’ugugaglianza e all’autodeterminazione delle persone sanzionerebbe adeguatamente l’odio per chi è diverso da sé e l’affermazione della propria superiorità rispetto alla vittima con la violenza. Se ci pensate, i delitti di odio sono sempre commessi da qualcuno che pensa di esercitare in quel modo la propria superiorità, antropologica e anche morale, su qualcun altro. Il fatto è che, nel profondo, noi non siamo ancora pronti a credere che tutti gli esseri umani sono creati uguali e ad agire di conseguenza. Triste, ma purtroppo vero.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
2 risposte a “L’odio di chi si crede migliore”
Fare in modo che le aggressioni vengano punite a prescindere dalle motivazioni dell’aggressore sembra troppo difficile, vero? In pratica la scena è che il giudice domanda all’imputato “lo hai gonfiato come una zampogna perchè era gay?” “no, mi sta solo antipatico” “ah allora va bene”.
Paolo: No, non va bene, ma l’alternativa è un po’ peggio. Ma questo pare troppo difficile da capire.