Io credo che sarebbe un’ottima idea annullare il corteo del Pride nazionale, previsto per il 9 giugno a Bologna. Teniamo pure tutte le altre iniziative: convegni, dibattiti, mostre, cultura. Ma sfilare per le vie della città, con la festa che il Pride deve giustamente e naturalmente essere, non sarebbe secondo me comprensibile. Se vogliamo mobilitarci chiediamo piuttosto alle autorità se e come possiamo dare una mano. Penso che sarebbe il miglior contributo che la nostra comunità può dare al paese e a se stessa in questo momento così difficile.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
11 risposte a “Una scelta di buon senso”
E’ sbagliato quel che ha fatto, Scalfarotto. Il Pride non e’ una festa. Il Pride e’ una marcia per i diritti di una minoranza sociale che non ha voce, che non si rimanda perche’ significa silenziarsi da soli anche l’unico giorno in cui si parla. Il Pride e’ una marcia per mostrare che ci sono problemi urgenti per le persone lgbtq abbandonate. E non farlo significa dire niente altro che quello che la CEI dice “ci sono problemi piu’ importanti che le cose di voi gay…”. Sono morte persone per il terremoto? Certo. Muoiono ragazzini gay per l’omofobia? Molti di piu’. e allora perche’ i morti per omofobia contano di meno? Un po’ quel che dicono gli integralisti, a cui lei si associa. Che poi il Pride sia stato trasfromato in una baracconata da gay sciocchi, fatui e arrivisti, e’ verissimo. Magari pero’ poteva intelligentemente proporre di trasformarlo, invece che dire le stesse cose che il Cardinal Sodano o Bertone o Ruini accoglierebbero a braccia aperte.
Mi pare che la proposta di Ivan Scalfarotto sia equilibrata e condivisibile. Scalfarotto non chiede di non parlare della lotta all’omofobia o di non parlare del riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali, ma chiede semplicemente se non sia opportuno rinunciare alla rappresentazione “allegorica” della manifestazione tenendo conto del dramma che si è realizzato, nella regione che ospita il gay pride, a seguito degli eventi legati al terremoto. Anzi, dice ben oltre, ovvero chiede alla comunità omosessuale se sia il caso invece di offrire il proprio impegno in aiuto e soccorso alle vittime del terremoto. Introdurre ulteriori elementi quali quello di associare Ivan Scalfarotto a movimenti integralisti è superficiale e ingeneroso verso l’impegno e la sensibilità che lo stesso Scalfarotto ha sempre dimostrato quotidianamente in difesa dei diritti del mondo LGBT e della lotta all’omofobia.
No, assolutamente no. Non è nè equilibrata nè condivisibile quella proposta. C’è UN SOLO GIORNO all’anno dove SI DEVE parlare di omofobia e di diritti umani per le persone lgbt, dove nessuno è libero di far finta di niente. E noi che facciamo? diciamo che per altri 365 giorni questo tema, cioè i diritti umani delle persone discriminate, stavolta, può essere rimandato. E’ questo l’equilibrio? E quando ne riparliamo, allora? Il 23 settembre? ah si? E perchè? E come? E con quale scusa? E non sono io a fare un paragone ingeneroso. Se lui dice che una marcia per i diritti può esser rimandata per un terremoto, perchè non per una tragedia che avviene in un paese amico? perchè sta proponendo LUI (non io) la stessa soluzione che propongono i vescovi della CEI? Perchè invece di chiedere l’annullamento, non ha proposto una versione sobria? E tralascio quella cosa squallida del “fare qualcosa per i terremotati”. Forse LUI non sta facendo niente. Molti di NOI per i terremotati, di cose ne stanno facendo, senza bisogno delle sue parole inutili.
Scusa Ivan ma disapprovo questa uscita dal sapore demagogico. Perché mai il mondo si dovrebbe fermare per il terremoto? E’ questo che vuoi? E per quanto tempo si deve fermare? Giorni? Settimane? Mesi? Qual’è il criterio? La gente dell’Emilia ha bisogno di normalità, di solidarietà e noi faremo la nostra normale parata, come tutti gli anni e saremo solidali con tutte le iniziative che gli organizzatori (i volontari) stanno mettendo in piedi con la solita passione. Per me lo stesso vale per la parata del 2 giugno (che vorrei meno militarista e meno cara per i contribuenti) perché quella parata è una festa che unisce il Paese e fa sentire la presenza dello Stato in un momento in cui come non mai abbiamo bisogno di più Stato.
Grazie, Ivan. Come al solito una voce di buon senso nel grande pollaio Italia.
Marco, il Pride è per sua natura, e deve essere colorato, festoso, anche forte. E’ così in tutto il mondo, da sempre. Farlo a pochi chilometri dai morti ancora da seppellire sarà una scelta fuori luogo, incomprensibile, alienata e assurda.
Ecco, mi pareva strano che qualcuno non l’avesse ancora proposto… non mi aspettavo però che fosse qualcuno del mondo gay.
Proposta assurda, ridicola e solamente demagogica, come quella di annullare la parata del 2 giugno.
Immagino che nel “Pride sobrio” le drag queen sfileranno con abiti molto accollati, con le calze nere e giusto un filo di perle. Proprio come le vorrebbero i benpensanti. Che finalmente avranno vinto. Che idea geniale, il “Pride sobrio”! Scalfarotto ha ragione da vendere.
Trovo la proposta di Ivan di buon senso e lungimirante, non credo proprio che fare in ogni caso il Pride 2012 a Bologna aiuterà la comunità GLBTT anzi, capisco che a molti spiacerà non potere mettersi in mostra ma occorre rispettare anche le sensibilità altrui ed in certi momenti scendere per le vie con musiche e carri colorati non mi sembra opportuno.
Sobrio non vuol dire venire vestiti in giacca e cravatta. Vuol dire evitare di marciare coi carri e la musica (che hanno un csoto siae) e devolvere quei soldi alle persone colpite dal sisma.
E basta con questo buonismo televisivo. ci sono morti e guerre ogni girono in tutto il paineta e noi ci fermiamo solo perchè del terremnto ne siamo infromati da quella stessa stampa che non parla del resto? Suvvia! Un po’ meno supercialità!
[…] (quello che si offende se lo chiami finocchio) e altri, hanno sostenuto la linea del “buon senso“, cioè non fare il Pride. Alla fine gli organizzatori hanno avuto la meglio (1) e ha […]