Leggo sul Corriere che Linda Lanzillotta, deputata ex PD, una certamente molto brava, ha deciso di uscire dall’API e di cambiare di nuovo partito.
Si stacca da un progetto “troppo personalistico”, dice. Ora io mi chiedo: ma se ne accorge oggi? O pensava, quando ha seguito Rutelli, che l’API avesse un potente apparato ideale a fargli da spinta propulsiva? Qual era la rivoluzionaria visione del mondo per cui pensava di lottare, l’Onorevole Lanzillotta, quando – incurante del fatto di essere stata eletta con i voti degli elettori del PD e senza alcun merito se non la posizione in lista attribuitele per mere ragioni di corrente – ha preso e se n’è uscita dal partito e dalla coalizione seguendo il suo cangiante leader?
Se il progetto che aveva in mente Lanzillotta era quello di dare un tetto ai liberaldemocratici italiani, idea con la quale mi sento in piena sintonia, non sarebbe stato meglio restare nel PD a rappresentare quelle idee come faticosamente facciamo in tanti, lavorando tutti i giorni?
Se la politica italiana è ridotta così male non è solo colpa degli Scilipoti, dei Lusi e dei Belsito. Se anche persone qualitative, intelligenti e capaci come Linda Lanzillotta, nel breve volgere di 4 anni fanno tre volte il salto della quaglia e denunciano di essere incappate in errori così gravi (ohibò, ho seguito un progetto personalistico) senza assumersene alcuna responsabilità, ma risolvendo tutto con una liberatoria iscrizione al gruppo misto nell’attesa di accasarsi altrove, poi non possiamo stupirci che l’antipolitica trionfi.