Ogni volta che sento di qualcuno che ha deciso di suicidarsi per gestire a modo proprio il decorso di una malattia non riesco a non provare una profonda simpatia per quel gesto. Intendo simpatia in senso tecnico, nell’accezione della condivisione profonda di un sentimento. Qualcuno ricorderà quel bellissimo film canadese, “Le invasioni barbariche”, a cui Daria Bignardi poi – giustamente, credo sia stato un omaggio – rubò il titolo per la sua trasmissione. Oggi leggo sui giornali la storia di Vittorio Bisso, l’ex assessore di Dolo che ha scelto di morire in una clinica in Svizzera dove si viene accompagnati in questo ultimo momento. Io non riesco a indignarmi o a condannare. Quando Mario Monicelli decise, alla sua età, di buttarsi da un balcone dell’ospedale trovai che fosse stato indegno di un mondo che si dice civile quello di non avergli dato la possibilità di portare a termine la sua decisione in un modo meno cruento e privo di pietà. Non so. Non ci sono parole, effettivamente. Resta la commozione.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
2 risposte a “L’ultimo viaggio di Vittorio”
Grazie per questo post. Mi permetto di ricordare a chi legge il Blog che ci sono associazioni (quella “Luca Coscioni” per esempio) che lavorano per tutti quelli che decidono di non lasciare il proprio corpo nelle mani di medici che, magari obiettori di coscienza, portano avanti l’accanimento terapeutico. Dovremmo lottare perché anche in Italia nascano cliniche per il suicidio assistito. Anche la giusta morte è un diritto. Grazie ancora.
Mi dispiace tornare sempre sugli stessi argomenti, ma in Italia credenti ed ecclesiastici devono imparare a tenere il loro dio e la loro morale per se stessi.