Uno degli effetti positivi delle primarie è che già in partenza aiutano a selezionare una classe dirigente migliore di quella che si otterrebbe con la vecchia cooptazione all’italiana.

Prendete il caso della città di Milano alle ultime comunali. Invece di Bruno Ferrante – arrivato alla posizione di presidente dell’ILVA attraverso un tortuoso percorso, e noi che pensavamo fosse solo il Prefetto di Milano – o dei suoi oscuri predecessori alla candidatura per il centrosinistra, ci siamo trovati a scegliere tra personaggi del livello di Giuliano Pisapia, Stefano Boeri e Valerio Onida.

La stessa cosa avviene in questi giorni in Lombardia. Da noi si vota oggi fino alle ore 20 (qui l’utilissima guida de Il Post), e abbiamo tre ottimi candidati quali Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano.

Io voterò per Umberto Ambrosoli. Dico subito che non è stata una scelta facile, perché conosco da tanto tempo Alessandra Kustermann e ho grande stima di lei (e anche affetto, se posso dirlo). Penso peraltro che sia molto bello che Alessandra, che da sempre dà un enorme contributo alla vita civile della mia città, abbia deciso di mettersi a disposizione della nostra comunità per un impegno politico a tutto campo che mi auguro continuerà, indipendentemente dall’esito della consultazione di oggi.

E tuttavia mi pare che l’impegno di rinnovamento che Ambrosoli ha preso e ciò che la sua figura rappresenta costituiscano la risposta migliore a venti anni di formigonismo alla regione Lombardia, con tutto quello che ci è toccato vedere, dall’egemonia ciellina alle infiltrazioni della criminalità organizzata.

Ma, al di là della mia dichiarazione di voto, quello che chiedo a tutti è soprattutto di andare a votare.

La partecipazione dei cittadini a queste primarie sarà anche un modo per dare un segnale forte di vitalità e di democrazia in una regione chiave per il nostro Paese. Una regione senza la quale non possiamo pensare realisticamente di rimettere in piedi l’Italia.