Uno dei temi con cui mi sono “scontrato” più spesso durante la prima settimana di campagna elettorale, passata principalmente in quel di Foggia e provincia, è stato quello dell’aeroporto civile della cittá, una struttura mai definitivamente – è il caso di dirlo – decollata. Al “Gino Lisa” da decenni si istituiscono voli che poi sistematicamente dopo un po’ spariscono. Per sei mesi-un anno puoi volare a Milano, poi improvvisamente non puoi più. Un po’ la pista, troppo corta per consentire decolli e atterraggi di aerei grandi, un po’ il tema dei fondi per finanziare i sussidi che le compagnie richiedono, un po’ un’idea non precisissima sul da farsi, l’aeroporto di Foggia è, ad oggi, una promessa mai mantenuta.
Non ci si può stupire, dunque, che il governo non abbia inserito l’aeroporto tra quelli di rilevanza nazionale. Di fatto, il “Gino Lisa” non lo è, con grave nocumento della città e dell’immenso patrimonio turistico della provincia. Pensate solo a quanti pellegrini attira annualmente San Giovanni Rotondo per il culto di Padre Pio e al mare meraviglioso del Gargano.
Il fatto è che la Puglia ospita due altri aeroporti: Bari e Brindisi e, a due ore di macchina da Foggia, ci sono Napoli e Pescara. Che fare dunque? Io non credo onestamente che l’Italia possa continuare ad essere il paese dei campanili, con un’università, un aeroporto internazionale e altre cattedrali ospitate a ogni uscita dell’autostrada. Il tema non è tanto quello di avere una miriade di strutture mediocri polverizzate sul territorio ma quello di inquadrare sistematicamente i bisogni che le infrastrutture sono destinate a soddisfare e fare in modo di soddisfarle nel modo più efficiente e più efficace possibile. Le infrastrutture, insomma, dovebbero essere mezzi da utilizzare e non fini da raggiungere.
Quello che dobbiamo pretendere non è necessariamente un aeroporto a Foggia (o a Siena o a Pavia), quanto piuttosto che le esigenze di mobilità dei foggiani (o dei senesi o dei pavesi), cittadini e imprese, siano soddisfatte. A Stoccolma l’aeroporto è a 40 kilometri dalla città, ma il treno che lo collega alla capitale va a 200 all’ora, cosicché ci vuole meno tempo ad arrivare ad Arlanda che a Linate, che sta praticamente in città, dal centro di Milano. E sorvolo (mi vengono solo verbi aerei) sui collegamenti con la Malpensa. Se Bari Palese fosse potenziato, se ospitasse il doppio o il triplo dei voli e mi collegasse con tutto il mondo senza costringermi ad andare a Roma o a Milano, e se arrivarci da Foggia fosse semplice e veloce, forse andrebbe bene anche così. Forse, dico. Nel senso che varrebbe almeno la pena di considerare l’ipotesi, magari anche per scartarla.
Non lo dico per depauperare la città di Foggia (né quella di Siena o di Pavia) di una struttura importante, lo dico perché dovremmo almeno considerare più spesso la possibilità di fare sistema, di sentirci parte di un tutto che va al di là del nostro orticello, a puntare sull’eccellenza che viene solo dalle dimensioni e dalle economie di scala che queste consentono.
E anche per provare a fare una politica che pensa anche lateralmente invece di sentirsi obbligata a dire solo quello che pensa che la gente voglia sentire, senza mai fidarsi fino in fondo dell’intelligenza e del senso di comunità dei nostri concittadini.
2 risposte a “Portami in aeroporto o portami l’aeroporto?”
La differenza tra collegamenti veloci e aeroporti secondo me,sta nel fatto che i primi non portano voti alle amm. locali mentre i secondi si.ed il politico di turno tira l’acqua al suo mulino e se ne frega della collettività E’ questa la mentalità che bisogna cambiare,
IL GINO LISA NON E’ UN LUSSO
Il Gino Lisa non è un lusso perché è una infrastruttura a sostegno di un comparto fondamentale per l’economia della nostra provincia, una industria quella alberghiera che con i suoi 96.000 posti letto, 4.500.000 di presenze, 450 mln di euro di fatturato e gli oltre 7000 addetti rappresenta molto probabilmente la più grande industria (pulita) della nostra regione.
Il Gino Lisa non è un lusso perché in una economia globalizzata e con le recenti tendenze del mercato del turismo che vede una richiesta sempre maggiore di vacanze più brevi ma più frequenti nell’arco dell’anno, avere il primo aeroporto utile a tre ore e mezza dalle località turistiche appare una vera e propria eresia.
Non è un lusso chiedere l’allungamento della pista (14 mln), stiamo chiedendo di investire risorse che sono irrisorie rispetto ai 130 mln di euro spesi per l’aeroporto di Grottaglie, i 120 mln di euro per Bari e i circa 60 mln per Brindisi.
Non è un lusso avere finalmente un’idea di sviluppo che partendo dalle inclinazioni di questa terra sia conseguenziale nei fatti e dica che se è vero come è vero che turismo e agro alimentare sono le nostre vocazioni è indispensabile un aeroporto degno di questo nome.
Vediamo come non più rinviabile l’esigenza di scorgere una nuova consapevolezza che guidi gli attori preposti lungo un percorso di sviluppo programmato sul medio e lungo termine. Una visione complessiva che riesca a restituire la speranza di un futuro per questa terra