24 Febbraio 2013

Girlfriend in a coma

Appunti

Ho visto quest’oggi “Girlfriend in a coma”, il documentario di Annalisa Piras con Bill Emmott. Come previsto, già con la canzone degli Smiths che dà il titolo al film, una delle colonne sonore della mia gioventù, subito è scattato l’effetto immedesimazione. Nel film c’è tutto un capitolo intitolato “Diaspora” sugli italiani trasferiti all’estero e a Londra in particolare: io sarò sempre uno di loro, non tanto per la collocazione geografica ma per la prospettiva che conservi sul Bel Paese una volta che hai cominciato a guardarlo da fuori. Una prospettiva che non cambia anche una volta che si sia rientrati a casa.

Il fatto è che tante cose, viste da qui, dato che sono abituali diventano anche normali. E invece non è così: non sono normali. Non è normale Berlusconi, non è normale Grillo, non è stato normale Andreotti. Non è normale la mafia, non lo è l’influenza del Vaticano, non è normale Taranto, non è normale l’uso delle donne che si fa nella comunicazione nel nostro Paese. Tutte cose che “Girlfriend in a coma” mostra con gli occhi di Piras ed Emmott, che sono, appunto, un’italiana all’estero e uno straniero che non riescono a venire a capo con le “specialità” della nostra Italia. Ma non è un film su Berlusconi, come deve aver pensato Giovanna Melandri quando ne ha imepdito la proiezione al MAXXI. Meglio: non è un film che considera Berlusconi la causa dei nostri mali. Un effetto, al limite, della nostra peculiarità. Come se la tesi del film fosse che solo qui da noi un fenomeno del genere si sarebbe potuto verificare. In fondo la stessa cosa vale per Grillo, che secondo me è un’altra faccia della medesima medaglia.

Poi, certo, ci sono le nostre eccellenze, le cose che ci fanno alla fine riuscire a sorprendere il mondo (come dice John Elkann sui titoli di coda): il volontariato, la qualità dei singoli, la nostra incredibile creatività, la nostra cultura, che dovrebbe essere la nostra principale risorsa e che invece soffre dell’incuria e dei tagli di generazioni di cattiva politica.

A me capita spesso di non raccapezzarmi, e di restare stupito come Emmott. E quando capita non so se soprassedere o tenere il punto. Non ho ancora deciso quale sia la strategia giusta e alla fine forse sbaglio, perché – pur indignato – ondeggio tra il laissez faire e l’incazzatura, e capisco che alla fine questo possa in qualche modo disorientare. Il fatto è che indignarsi per le cose che non vanno spesso viene semplicemente vissuto come una forma di snobismo. Immagino che sarà esattamente ciò che nella maggior parte dei casi si dirà di “Girlfriend in a coma”: che gli stranieri non capiscono, che giudicano dall’alto, che noi siamo fatti così, che questo è il bello dell’Italia.

E invece io credo che dovremmo farlo questo sforzo di cambiare. Che dovremmo provare a diventare un po’ più standard, secondo i parametri internazionali. Che anzi, lo sforzo per entrare nelle medie dei grandi paesi (le statistiche sull’Italia rispetto alle graduatorie internazionali, riportate dal documentario, fanno tremare le vene dei polsi) dovrebbe essere un riferimento costante per misurare i nostri progressi. Dovremmo aspirare a diventare un po’ più “average”, dovremmo porci l’obiettivo strategico di rientrare velocemente nei parametri europei in tema di corruzione, di libertà di stampa, di efficienza della giustizia, di parità tra uomini e donne.

Diventare una noiosa democrazia come tante: senza saltimbanchi e imbonitori, senza mafie e senza morti da inquinamento. Un metodo magari non semplice né veloce, ma sicuro, per uscire dal coma.

4 risposte a “Girlfriend in a coma”

  1. Mara Casetti ha detto:

    Si, pero’ Bill Emmott dimentica o sorvola sul fatto che anche in UK ci sono grosse “anormalita’” e che anche gli Inglesi vorrebbero diventare un paese normale.

    Io l’UK lo vivo da dentro e l’Italia la guardo da fuori.

    Mi sembra che gli Inglesi abbiano abbastanza guai per conto loro e questo dedicarsi con morbosa passione agli affari italiani sia un segno che hanno un estremo bisogno di consolarsi per le loro infinite miserie.

    ANCHE LE STATISTICHE BRITANNICHE RISPETTO ALLE GRADUATORIE INTERNAZIONALI FANNO TRTEMARE LE VENE DEI POLSI.

    Io se fossi Bill Emmott cercherei di analizzare (vergognandomi un pochino) i problemi del mio paese piuttosto che dare bacchettate sulle dita altrui.

  2. Francesco ha detto:

    Poche cose in questo mondo sono più fastidiose della retorica del “come si permette di parlare etc”
    E’ un modo di argomentare nazionalpopolare, meschino e ridicolo.
    Altro da dire non c’è.

  3. LF ha detto:

    Sarà anche un discorso retorico, ma trovo che gente come te malata di esterofilia da ignoranza farebbe bene a stare zitta, oppure a documentarsi da fonti serie prima di sentenziare dall’alto di un piedistallo sul quale credi di essere poggiato di diritto, onde evitare di sparare scemenze sul nazional popolarismo che hanno il solo effetto di far apparire te ridicolo e meschino… Prova a vivere all’ estero per un periodo più lungo di una vacanzetta e vedrai come saranno tutte rose e fiori. Ci sarebbero molte altre cose da dire sul tuo scialbo intervento ma hai già annoiato abbastanza, non capiresti e non ne vale la pena.

  4. scalpha ha detto:

    Condivido: dopo sette anni di vacanzetta, che voglio capirci io?