Magari mi sbaglio, ma io credo che raggiungere una maggioranza al Senato sarà durissima. Credo che anche eleggere il Presidente del Senato sarà durissima, per il semplice motivo che quell’elezione sarà interpretata da tutti come il segno di un primo abbozzo di accordo politico: se lo si sceglie col voto di Grillo (anzi, dei suoi), vuol dire che Grillo è disponibile a fare un gesto che potrebbe essere interpretato come una disponibilità a votare la fiducia. Se lo si vota coi voti del PdL la notizia sarebbe interpretata nel senso che le conversazioni col PdL sono in uno stadio avanzato e c’è disponibilità a collaborare con loro. Scenario quest’ultimo che mi auguro nessuno abbia voglia di considerare più di una ipotesi dell’impossibilità.
Il tentativo di Bersani è comprensibile, e in un certo senso è l’unica cosa che si possa oggi realisticamente prospettare. Ma dubito che il gruppo di 5 stelle darà segni di spaccatura in uno stadio così iniziale della legislatura. Alla fine, mi pare che qui siamo nelle mani di Giorgio Napolitano, che sono per fortuna ottime mani. Credo che ci vorrà una soluzione creativa, sul genere di quella che ci lasciò tutti basiti all’epoca dell’uno-due che portò Monti prima al laticlavio e poi a Palazzo Chigi. Certo è che sarebbe interessante se questa diciassettesima legislatura, nata già sotto la stella di un numero di cui si fa a meno per le file dei sedili degli aerei e per i piani dei grattacieli, riuscisse a diventare una specie di legislatura costituente. Quella che alla fine non fa le cose che non ti aspettavi.