Michele Geronimo è il sindaco di Toritto, un paese in provincia di Bari. Lui e la sua squadra di amministratori sono da un po’ di tempo vittime di intimidazioni che non sappiamo se arrivino dalla criminalità comune o organizzata, ma che in ogni caso costituiscono esempi evidenti di una mentalità mafiosa. Intimidire degli amministratori, bruciando loro l’automobile o devastando i locali degli uffici dove lavorano, significa cercare di intimidire lo Stato e coloro che lo rappresentano.
Ieri sono stato a Toritto con altri colleghi parlamentari pugliesi – Liliana Ventricelli, Antonio Decaro, Dario Ginefra – e insieme con loro presenteremo un’interrogazione urgente al ministro degli interni perché dia impulso alle indagini e rafforzi le misure di sicurezza, fino all’arresto dei colpevoli. Abbiamo voluto andare in paese perché fosse chiaro a tutti che noi siamo accanto a Michele Geronimo e alla sua squadra, e che loro non sono soli.
Al mio arrivo a Toritto ieri sera, ho trovato la lettera che Michele ha scritto ai suoi cittadini. L’ho trovata ispirata e bellissima, e vorrei che la leggeste.
LETTERA APERTA DEL SINDACO MICHELE GERONIMO AI CITTADINI
Cari cittadini,
ho pensato di affidarvi questi pochi pensieri (mi perdonerete se sono confusi, poiché mi manca una notte di sonno) a poche ore dall’ultimo episodio di questa notte.
C’è una domanda ricorrente in queste ore: è vero che hai deciso di dimetterti?
Confesso di averci pensato per un attimo, al quarto episodio che mi colpisce personalmente – quinto negli ultimi mesi ai danni degli amministratori – la tentazione può venire.
Poi però ti metti a pensare ai ragazzi che venerdì notte mi hanno chiamato, che spontaneamente si sono messi a pulire lo schifo che c’era, poi a poco a poco a tutte le persone che ti dicono una parola o anche solo ti rivolgono uno sguardo eloquente e pensi che non si può fare, sarebbe da egoisti.
Ecco, credo sarebbe da egoisti scappare adesso, e certo sarebbe quello che qualcuno vuole indurmi a fare.
Non lo farò, perché bisogna attuare il Programma Amministrativo: stiamo per aprire i cantieri per quasi 10 milioni di euro, per cui lavoriamo da anni (i lavori della zona industriale, la fogna bianca, la ristrutturazione del Comune e del Palazzetto dello Sport, le strade interne e quelle di campagna, un punto sport sull’ex parcheggio della zona 167 sud, l’area giochi nelle pinete di Quasano), ed altri dobbiamo completare (la fogna e la nuova rete idrica a Quasano).
E poi, ora che la Prefettura ha appena confermato il parere favorevole su “Toritto2”, stiamo nuovamente pressando il Ministero per la firma finale e, finalmente, l’avvio del più grande programma di sviluppo che Toritto abbia mai avuto.
Ma non mi dimetterò soprattutto per altre ragioni: primo perché il Sindaco rappresenta lo Stato, e lo Stato non si dimette, non scappa di fronte ai delinquenti, li affronta senza paura, anzi, si rafforza nelle difficoltà.
Lo Stato (come la Storia) siamo noi, e le parole di De Gregori sono sacrosante.
Per cui siamo tutti insieme a dover reagire.
L’invito a fare le valigie, che viene da questi atti, non è a Michele Geronimo, è a tutti: mi chiedo chi l’anno prossimo si candiderà a governare questa Comunità?
Nessuno lo farà, soprattutto se oggi si dimette il Sindaco.
Ed invece resterò a cercar di fare il mio dovere fino in fondo.
Anzi, mi piacerebbe che tanti – soprattutto i giovani – si avvicinassero alla politica che, come ha detto Benigni recentemente, deve essere non sopportata, ma amata, semplicemente perché si occupa della nostra vita.
Mi piacerebbe spiegare a tutti che significa amministrare il Comune, far partecipare i cittadini alla formazione del bilancio – ora che ci stiamo lavorando – insomma far sentire tutti Amministratori.
Perché amministrare è un servizio che spetta a tutti, tutti hanno il diritto ma anche il dovere di farlo, in qualsiasi modo la si pensi.
Credo che organizzerò un incontro pubblico in cui si parlerà del bilancio del Comune, e spero nella partecipazione di tanti, dei giovani in particolare.
C’è poi un’ultima ragione per non mollare: voglio troppo bene al mio paese per lasciarlo così, credo che non avrei il coraggio di guardare in faccia più nessuno, e di certo non me lo perdonerei.
Con affetto.
Michele Geronimo
2 risposte a ““Lo Stato siamo noi””
E poi dicono che la gente del Sud scappa per colpa di Abberlusconi.
C’e’ ben altro, al Sud, che lo tiene fermoe non lo fa decollare: la Mafia.
Speriamo che il Governo dei Saggi faccia qualcosa. Io pero’ lo dubito.
Forse Beppe Grillo, con il suo impeto rivoluzionario, e’ l’Uomo della Provvidenza: quello che ci vuole per sconfiggere la Mafia.
Uno che fa occupare il Parlamento e fa leggere ai suoi fedeli la Costituzione Repubblicana non puo’ che essere l’Uomo della Provvidenza.
Se torniamo a votare spero che a Toritto i Grillini diventino partito di maggioranza cosi poi potranno indirizzare le cose nella direzione giusta.
Dov’è la solidarietà per la Alicata, Scalfarotto?