La Rai ha bloccato lo spot prodotto dall’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni del Dipartimento delle Pari Opportunità, perché contiene le parole “gay” e “lesbica”. Si tratta di una bella campagna che dice “Sì alle differenze, no all’omofobia”.
Finalmente il messaggio giusto, dopo tanti anni in cui al massimo veniva detto che le differenze andavano ignorate, che poi è il messaggio degli omofobi più subdoli, quelli che “hanno tanti amici gay” e che però “per loro sono tutti uguali”.
Pretendere di considerare tutti uguali è il modo migliore per trattare bene solo le maggioranze. Quello che serve non è una società che omologa le minoranze e le costringe nelle scarpe della maggioranza, ma una società che accetti che siamo tutti diversi e che le diversità sono una ricchezza, non un problema.
Sono intervenuto su questa incomprensibile decisione della Rai, e preparerò un’interrogazione perché il governo mi dia ragione dell’accaduto.
3 risposte a “La Rai e le parole per dirlo”
[…] di una bella campagna che dice “Sì alle differenze, no all’omofobia”.” Grazie ad Ivan Scalfarotto che si sta battendo per chiedere: perché? Lo stesso Ivan che ci racconta di come questo […]
Non mi sembra così ovvio che l’atteggiamento «le differenze non esistono» debba essere considerato discriminatorio: è la via francese all’integrazione razziale — siamo tutti ugualmente francesi — contrapposta alla via americana — ex pluribus unum.
Poi, si può discutere quanto si vuole di quale dei due paesi sia il posto peggiore in cui essere una minoranza etnica.
[…] Ivan Scalfarotto è furioso e presenterà un’interrogazione parlamentare. Sulla questione il sito del parlamentare riporta queste parole “La Rai ha bloccato lo spot prodotto dall’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni del Di… […]