Il TAR della Lombardia ha dichiarato illegittima la decisione del Politecnico di Milano di tenere i corsi delle sue lauree magistrali in inglese. L’Italietta vince sempre. Io ho commentato come segue.
POLITECNICO DI MILANO: SCALFAROTTO (PD) AL POLITECNICO DI MILANO SI DOVREBBE IMPARARE L’INGEGNERIA, NON L’ITALIANO
“Questo è l’esempio perfetto di quanto sia difficile la sfida per l’innovazione e l’internazionalizzazione del nostro paese”. Questo il commento di Ivan Scalfarotto, deputato e vicepresidente del Partito democratico, alla sentenza con la quale il TAR della Lombardia ha dichiarato illegittima la decisione del Politecnico di Milano di introdurre in via esclusiva la lingua inglese per le lauree magistrali a partire dal 2014.
“In questo secolo e su questo pianeta, prendere una laurea magistrale in ingegneria senza avere una perfetta conoscenza della lingua inglese è come non prendere una laurea magistrale in ingegneria. Ho lavorato per anni come direttore delle risorse umane per una multinazionale – ha proseguito Scalfarotto – e posso garantire che chi non è in grado non solo di parlare, ma di lavorare in inglese non ha alcuna speranza di trovare un’occupazione del livello a cui giustamente aspira un laureato magistrale del Politecnico”.
“Con l’introduzione della lingua inglese in via esclusiva, come accade in ogni importante università internazionale a livello post-graduate, si sarebbe contribuito a migliorare la ‘impiegabilità’ dei laureati del Politecnico e ad attrarre talento da tutto il mondo, docenti e studenti interessati a imparare l’ingegneria, non l’italiano. Questo banale dettaglio dev’essere sfuggito sia ai ricorrenti che ai giudici”, ha così concluso Scalfarotto.
6 risposte a “La provincia Italia”
Bravo Ivan. La questione è più ampia. Andrebbe riformato il mondo dell’università a 360 gradi. Eliminare il numero chiuso, permettendo a tutti di fare da grandi quello che hanno sognato da piccoli e prevedendo sistemi di accesso agli anni successivi basati sul merito, eliminare i corsi triennali, fallimentari e perditempo, vietare ai docenti l’utilizzo dei loro testi, molto spesso neanche consultati, nei corsi di insegnamento, istituire presso ogni facoltà un corso obbligatorio di lingua straniera, potenziare il lato pratico, ripensando i tirocini e i praticantati, niente più, nella maggior parte dei casi, che veri e propri momenti di sfruttamento.
Temo che, a chi ha appoggiato questa esilarante delibera di PoliMi, sia sfuggita la connessione fra una perfetta conoscenza della lingua inglese e un corso tenuto da italofoni a italofoni.
Ciò lasciando perdere l’assurdità di insegnare materie come diritto urbanistico in una lingua diversa da quella della normativa (how the heck do you say albo pretorio, to be clear).
BTW, in the sake of full disclosure: I got my PhD in the US of A: you have no idea the issue they had on Chinese TAs (or Russian faculty members) not speaking a proper English. Indeed, one must feel a real schmuck for paying an arm and a leg an education he cannot understand… 😉
Al di la delle questioni legali (di cui non so niente nel caso specifico) come principio sono sicuramente d’accordo con te, Ivan.
A pochi chilometri dal Politecnico ci sono ad esempio istituti come l’IEO e l’IFOM dove tutti i seminari e i meeting di ricerca sono tenuti in lingua inglese. In questi istituti la maggior parte delle persone sono italiane. Non ho mai sentito nessuno di queste lamentarsi del fatto che si usi l’inglese ed anzi sono tutte grate della possibilita di rafforzare il proprio inglese scolastico; oltre al fatto, naturalmente, che in questo modo si possono attrarre molte piu persone dall’estero.
Esistono altri modi per difendere la lingua italiana (che va ovviamente assolutamente difesa e promossa).
Invece da noi a matematica in Statale, a poche centinaia di metri dal Politecnico, la lingua di seminari e incontri di ricerca viene scelta al volo in base al pubblico. Inclusi casi di seminari iniziati in italiano e passati in inglese nel momento in cui arrivano due dottorandi stranieri in ritardo.
Scordavo: abbiamo anche parecchi corsi della magistrale in inglese perché il 20-25% degli studenti in aula non capisce l’italiano.
Il buon senso è quello che manca ai nostri vicini, chiaramente.
@Ottavio
E’ del tutto non pratico e non sensato che “la lingua di seminari e incontri di ricerca viene scelta al volo in base al pubblico”.
Un seminario o una presentazione per un meeting si preparano o in inglese o in italiano (… non dimentichiamoci che ci sono anche i testi scritti sulle slides… i quali non potrebbero mai essere cambiati “al volo”).
Approvo totalmente la scelta di IEO e IFOM cosi come sono d’accordissimo con Ivan.
«Un vero matematico usa solo la lavagna» mi disse una volta un mio professore. E se non sei in grado di fare in inglese un seminario che hai preparato in italiano, è probabilmente perché hai confuso la preparazione linguistica col seguire seminari tenuti in qualcosa che assomiglia vagamente all’inglese.