L’assenza di molti, troppi deputati ieri alla Camera è stata imperdonabile. Si parlava di violenza sulle donne, uno dei temi più drammatici dei nostri giorni. Che molti colleghi non abbiano ritenuto di presenziare è dimostrazione di quella mancanza di sensibilità sulle urgenze del paese che è uno dei motivi dell’antipolitica e della delusione montante.
Detto questo, penso anche che la politica non perde occasione di fare dei clamorosi autogol, mancando di comunicare e farsi capire dai cittadini. Tra ieri e oggi potevano uscire due messagi alternativi dalla Camera. Il primo era “La Camera approva in modo fulmineo e all’unanimità la ratifica della Convenzione di Istanbul. L’Italia è così tra i primi paesi firmatari a ratificare il trattato contro la violenza sulle donne”. Il secondo, misero, messaggio che poteva uscire era quello che poi di fatto è uscito: “Si parla di violenza sulle donne e l’aula di Montecitorio è vuota”.
Sono stato in aula per tutte le sei ore del dibattito di ieri, e non voglio scusare gli assenti. Ripeto, il tema era tale che bisognava esserci. E tuttavia è importante spiegare che la presenza in aula è solo una parte minima del lavoro della Camera. Per arrivare alla discussione di ieri e oggi si è fatto tanto lavoro, molte commissioni sono state coinvolte, la volontà di tanti e tante è stata necessaria per una rapida calendarizzazione del provvedimento. La discussione di ieri e il voto – prevedibilmente unanime – di oggi sono una vittoria di questo Parlamento e dell’Italia tutta.
Le cose funzionano così, lo sto imparando anch’io che sono qui da poco: i provvedimenti arrivano in aula per la “discussione generale” del lunedì e poi vanno al voto il martedì. Spesso si tratta di provvedimenti ipertecnici, e il lunedì è importante che in aula ci siano i “tecnici”: il relatore, gli esperti della materia dei vari partiti, il governo con i ministri e i sottosegretari competenti per materia. Il martedì, invece, si hanno – come oggi – le dichiarazioni più politiche, le dichiarazioni di voto e il voto.
Se si parla di violenza sulle donne, dunque, doveroso essere in aula. Ma se si parla dell’omologazione a livello europeo del confezionamento del cavolo cappuccio per i supermercati, si capisce che non è un male se molti parlamentari di lunedì restano nei propri collegi a fare riunioni e a incontrare i propri elettori. E magari a studiare i provvedimenti che devono votare il martedì, visto che il più delle volte votiamo su cose che non conosciamo nel dettaglio. Si tenga poi conto che ci sono deputati che, oltre al normale lavoro parlamentare, hanno altri ruoli: membri delle presidenze dell’assemblea o delle commissioni, alcuni siedono in più di una commissione o nelle varie giunte.
Insomma, mi pare che il mito dell’aula sia frutto di molta – colpevole – mancanza di comunicazione di chi fa il nostro lavoro. Il deputato non serve il proprio elettorato solo sedendo in aula o in commissione, ma viaggiando, studiando, parlando, scrivendo. Poi, lo dico ancora una volta, ciascuno dovrebbe capire che ci sono temi vitali per il paese e che l’assenza a un dibattito come quello di ieri è stato un errore madornale. Però sminuire il parlamento, oggi che sta facendo una cosa così solenne e importante, significa anche sminuire di fatto la cosa solenne e importante che oggi sta compiendo.
8 risposte a “L’aula vuota”
Dal punto di vista dei cittadini : noi vediamo gente che ci deruba e non lavora , stanno sempre in tv , ci prendono per i fondelli ma sono intoccabili . Voi dovevate essere il cambiamento , denunciare gli assenteisti , i soprusi e le scorrettezze dei vostri colleghi . Lontano da quei palazzi , qui fuori , la gente muore!
Il femminicidio, è notoriamente (basta leggere le statistiche serie) una cazzata, buona per i pennivendoli di Repubblica, i firmaioli alla Scalfarotto, e le pasionarie alla Boldrini; tutta gente ottenebrata che partorirà mostri giuridici…
@Sergio Bosco: puf, puf puf, mano male che ci sei tu a informarmi seriamente! “Il femminicidio, è notoriamente (basta leggere le statistiche serie) una cazzata, buona per i pennivendoli di Repubblica”. Meno male! E io che ci avevo creduto! Avevo creduto alle “cazzate” di tante donne uccise e/o malmenate in casa propria, dal proprio ex maschio. Io che avevo creduto che una ragazzina di nome Fabiana fosse stata veramente più volte trafitta dal coltello del fidanzatino, e poi arsa viva! Cazzate, cazzate, mano male. Maledetti pennivendoli di Repubblica, maledetti firmaioli alla Scalfarotto, maledette pasionarie alla Boldrini! Le donne in Italia nessuno le molesta, lo dicono le statistiche serie gelosamente conservate da Sergio Bosco, che però le ha viste. E se le ha viste lui, sono autentiche, SERIE. Grazie Bosco. Evitiamoli i mostri giuridici. Bravo Bosco.
@ OMAR SUPIO
Guarda che Sergio Bosco non ha detto quello che tu hai capito.
Smettiamola con questa retorica enfatica sul cosiddetto fenomeno del “femminicidio”.
Proviamo a ricordarci che il mondo e’ pieno di violenza, sopraffazione, abusi e prepotenze nei confronti di tutti e di tutte da parte di tutti e di tutte. Maschietti e femminucce.
Una mamma in Cina ha gettato il bimbo neonato nel cesso. Era vivo e piangeva.
A quando una campagna internazionale contro l’infanticidio?
Le satatistiche, comunque, caro Supio, danno ragione a Sergio Bosco.
E ricordiamoci, inoltre, che gli abusi e le violenze verbali verso le “donne di destra” sono il pane quotidiano della propaganda politica di buona parte della Sinistra.
E il popolino rimbecillito da tanta rozza propaganda abbocca e le apostrafa VIOLENTEMENTE per strada con l’appellativo di “puttane”.
Come diceva l’uomo di Nazareth:
“Chi e’ senza peccato scagli la prima pietra!”
A proposito dei ” mostri giuridici ” cui, giustamente , a mio parere, si riferisce SERGIO BOSCO, mi sembra opportuno fornire questo commento attraverso questo link:
http://www.rassegnastampa.comune.roma.it/PDF/2013/2013-05-30/2013053024764666.pdf
A titolo personale vorrei aggiungere quanto segue:
La retorica demagogo-populistica e’ una cosa.
La politica “pensata” e “ragionata” e’ un’;altra cosa. Una cosa piu’ seria.
E quando si tratta di “violenza” le faccende si fanno serie e vanno discusse seriamente.
Se la discussione viene lasciata in mano alla dilagante lobby marxo-femminista il pericolo di creare “mostri giuridici” ( come espresso da SERGIO BOSCO) e’ reale.
Speriamo che al Senato la discussione si avvantaggi di un piu’ maturo ed equilibrato approfondimento della questione, onde evitare gli aspetti “misandrici” e contradditori che la Convention di Istanbul si porta addosso.
E non dimentichiamoci mai che in Europa centinaia di migliaia di bambine vengono mutilate genitalmente ogni anno in osservanza di culture afro-islamiche che in anni recenti sono ventute ad “arricchire” il gia’ ricchissimo patrimonio multiculturale europeo.
Io personalmente comincerei la campagna contro la violenza sulle donne e le bambine convocando a Roma, sotto la Presidenza della Boldrini, la “Convenzione internazionale contro la Mutiliazione Genitale Femminile”.
Mi sembra infatti che questa sia una priorita’ assoluta perche’ riguarda centianaia di milioni di donne nel mondo extra-europeo e,, da qualche decennio, centinaia di migliaia di nuove cittadine europee.
La campagna contro i maschietti violenti e prepotenti europei non mi sembra una priorita’ assoluta’. Del resto, con un po’ di buona volonta’ individuale, la lotta contro i maschietti violenti e prepotenti europei la possono cominciare gia’ domattina le stesse femminucce europee: basta che si rechino al Commissariato di Polizia avvalendosi di tutte le leggi contro la violenza che le avanzatissime legislazioni europee hanno gia’ messo a disposizioni di tutti, senza distinguere tra maschietti e femminucce.
Ucci ucci ucci, sento odore di bruciato. Non è che Sergio e Gustavo sono la stessa persona? Ma chi glielo ha detto a Gustavo che non esiste una forte campagna nazionale contro la infibulazione delle donne arabe? Ma dove vivi, Gustavo? E che ci azzecca la sinistra e la destra? Vero che quel gentleman diAlessndro sallusti ha auspicato che la Boldrini la smetta di “rompere i coglioni” (sic!) noblese obblige, con la violenza alle donne, ma la povera Fabiana era una testimone di Geova, categoria che non mi è simptica nemmeno un po’, ma non meritava certo di finire a incrementare le cazzate di Repubblica, e la smania di Ivan Scalfarotto, che deve avere imparato da poco a firmare, sicché gli iace esibire questa sua novella capacità. Beh, ragazzi, vi saluto tutti e due (nella concreta speranza che siate uno solo). Per quanto di sciocchezze ne avete esoresse tante, che 10 non basterebbero.
Caro OMAR SUPIO.
Io non ho detto quello che tu hai capito. Tu capisci spesso “fischi” per “fiaschi”.
Sappiamo tutti che esistono campagne nazionali e internazionali contro la mutilazione genitale femminile.
Io parlavo di una grande “Convenzione Internazionale contro la Mutilazione Genitale Femminile”, da tenersi a Roma sotto la presidenza della Boldrini e alla quale partecipino tutti gli Stati della Comunita’ Europea:
“The Convention of Rome against Female Genital Mutilation in Europe”.
(In Inglese suona anche meglio!)
La Convention di Istanbul, paradossalmente, non accenna minimamente alla mutilazione genitale femminile che rappresenta, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, la piu’ vile ed atroce forma di violenza che si possa esercitare su una donna. Anzi, su una bambina.
E questa lacuna, ai miei occhi, squalifica inesorabilmente questa Convention di Istanbul e la qualifica invece come un altro retorico esercizio di propaganda tardo-marxo-femminista.
Le campagne contro la mutilazione genitale femminile esistono e se ne occupa anche l’ O.N.U., ma non portano ad alcun risultato concreto. Lo sanno tutti, Fanno, per lo piu’, solo rumore.
In Europa, infatti, sotto il nostro naso, decine di migliaia di bambine urlano disperate chiedendo aiuto mentre le mamme (LE MAMME !!!) le tengono ferme durante la tribale operazione chirurgica.
Un’operazione che, in Inghilterra, (come l’on.Scalfarotto sa benissimo perche’ l’Inghilterra la conosce “bene”) viene addirittura pubblicizzata sulle Pagine Gialle sotto la voce “Cliniche Specialistiche per Disfunzioni Sessuali”.
Naturalmente la mutilazione genitale, sulla carta, e’ illegale, ma viene punita piuttosto lievemente a causa della imperante correttezza politica e della forte sensibilita’ culturale che si tende sempre ad adottare verso i non-europei o gli Europei di recente adozione: come si fa, infatti, a mettere in galera per 5 anni una mamma somala che per garantirsi che la figlia trovi un giorno marito la mutila sessualmente aggirando la legge avvalendosi della complicita’ di tutta la sua allargatissima famiglia? Oppure: come fai a sradicare dalla testa di un keniota che la poligamia, quando si hanno tanti capre per praticarla, fa parte del proprio prezioso bagaglio culturale di cui e’ giusto essere orgogliosi?
Si preferisce ricorrere invece a grandi e sterili campagne di sensibilizzazione, di informazione e di educazione che servono a poco e non risolvono il problema: le bambine europee di origini afro-islamiche, infatti, continuano ad essere genitalmente mutilate o attraverso le sopra citate cliniche specializzate che si trovano sulle Pagine Gialle o grazie alle cure di vecchie fattucchiere che vengono a far visita ai parenti emigrati in Europa o con una breve rimpatriata nel paese d’origine della bambina, nata in Europa, ma in una famiglia di forti tradizioni “culturali”.
Lo stesso dicasi per i matrimoni forzati di centinaia di migliaia di giovani musulmane che vivono in Europa: sulla carta sono illegali: in pratica continuano come prima.
Di queste violenze contro la donna la Convention di Istanbul non fa cenno alcuno.
E a me, personalmente, appare piuttosto ridicolo.
E allora? perché le donne arabe finisocno male, lasciamo che le altre siano massacrate? “benaltrismo” è il tuo. Io capirò anche fischi per fiaschi, ma non capisco perché il femminicidio debba essere tollerato, in considerazione che la infibulazione e combattuta poco. Bah!