Sabato sera a Genova, alla festa nazionale del partito, ho fatto una delle cose di cui sono più orgoglioso e felice da quando faccio politica: portare un dibattito, nella città del G8 e della Diaz, sui diritti dei cittadini quando sono nelle mani dello Stato.
Quello del rapporto tra Stato e cittadini è uno dei temi che più mi appassiona in assoluto. La costruzione di uno Stato che ti rispetta e ti fa sentire parte integrante e protagonista di una comunità viva, è l’essenza stessa della democrazia. Troppo spesso in Italia non è così, e lo Stato si manifesta come un patrigno, sempre severo ed arcigno: quando paghiamo le tasse, quando vorremmo essere aiutati a fare un figlio che non arriva (e poi a mantenerlo e farlo crescere quando arriva), quando vorremmo semplicemente decidere di morire. Qualche volta poi, la severità impettita lascia il posto addirittura alla crudeltà, come nel caso della Diaz e di Bolzaneto, ma anche nel caso di Stefano Cucchi o di Federico Aldrovandi o di Giuseppe Uva. E non parliamo poi delle stragi, dei depistaggi, dei servizi deviati e ogni sorta di ferita che la nostra democrazia ha dovuto subire nei decenni.
Ho chiesto dunque a Ilaria Cucchi e al suo avvocato, Fabio Anselmo, di venire a parlarne con me sul palco della festa. E poi a Mario Staderini e Luigi Manconi di voler commentare e condividere i loro pensieri, dal loro punto di vista di esperti appassionati di questi temi. E’ stato un dibattito molto bello, io credo. Se non eravate a Genova con noi, potete ancora rivederlo qui.
6 risposte a “Lo Stato patrigno”
Tutto giusto e lodevole.
Pero’ io avrei parlato anche dei Diritti dello Stato quando sono nelle mani dei Cittadini: specialmente i cittadini del No Tav, i cittadini No Global, i cittadini Black Bloc ……etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc etc
Scusa ma il decreto…capisco che qui stiamo ancora annegando nella politica di gestione, ma ogni tanto qualche cenno…
Mi chiedo se riusciremo mai in Italia a restituire all’omosessualità la dignità che dovrebbe avere non nell’occhio del ‘soi disant’ guardante ma come semplice condizione umana…mah.
Ivan, tu appoggerai Renzi, immagino.
cosa avete da dire a quegli (quasi sicuramente ex) elettori del PD che si sentono di sinistra e assistono a questa rinascita della DC in chiave moderna ?
Acuta osservazione, FRANCESCO!
Stiamo assistendo alla nascita di una nuova forza politica: la Nuova Democrazia Cristiana di Sinistra con Letta Presidente e Renzi Segretario.
Dove finiranno i vecchi post-comunisti?
Lei ha qualche idea?
Mi rendo conto adesso che ho scritto in fretta e furia un concetto che sicuramente andava spiegato un po’ meglio: intendevo la totale scomparsa del concetto di emotività/affettività in tutta la questione. Usando il termine di ‘guardante’ volevo indicare le persone (ce ne sono, penso) che con la condizione omosessuale (per indicare qualcosa di più ampio del genere) non hanno a che fare. Mi sembra, dico mi sembra, che tutto il dibattito giocato sui toni della rivendicazione politica non aggiunga qualcosa a ciò che ha provocato il dibattito politico, l’esperienza umana (ragionamento che si può estendere anche alle unioni). Solo per chiarire.
http://video.repubblica.it/dossier/rivolta-siria/vicenza-no-dal-molin-entrano-nella-base-usa-contro-la-guerra-in-siria/139151/137691?ref=HRER3-1
Lei dice che il “rapporto tra Stato e cittadini è uno dei temi che più l’appassiona”.
Lei dice che “la costruzione di uno Stato che ti rispetta e ti fa sentire parte integrante e protagonista di una comunità viva, è l’essenza stessa della democrazia…”
A me pero’ risulta che l’essenza della Democrazia consista, soprattutto, nel rispettare le leggi dello Stato, specialmente quando lo Stato prende decisioni che sono il frutto di un processo democratico che porta alla promulgazione di “Leggi”: leggi come la Legge TAV e la Legge Dal Molin, per esempio.
Tra le “Leggi dello Stato” va certamente ricordata l’assoluta’ liberta’ di manisfestare e protestare nell’ambito delle leggi che regolano l’espressione del dissenso, ma le Leggi dello Stato prescrivono che il dissenso debba avvenire, perche’ sia “legale”, in modo NON violento.
A me non sembra che i diritti di alcuni gruppi di cittadini siano espressi in modo legale, cioe’ nell’ambito prescritto dalle leggi dello Stato Democratico,
cioe’ in modo NON violento.
Mi sembra invece, ma posso sbagliarmi, che i diritti di alcuni gruppi di cittadini si esprimano, spesso, in modo violento.
Io non credo che i rapporti tra lo Stato e i Cittadini debbano manifestarsi in modo violento; penso invece che il rapporto tra Stato e Cittadini debba avvenire democraticamente, cioe’ escludendo la violenza la quale, che io sappia, NON e’ certamente l’essenza della democrazia, ma il suo contrario.
Lo Stato Democratico, inoltre, per imporre le sue Leggi Democratiche, si e’ fornito di leggi che permettono il ricorso alla FORZA quando il dissenso contro le sue leggi si manifesta in modo violento, cioe’ non democratico.
Cosi, mi sembra, funzionano le democrazie di tutto il mondo.
A me sembra che i cittadini “No TAV”, i cittadini “No-Dal-Molin”, i cittadini “No Global” spesso non rispettino le leggi della Democrazia e che per esprimere il loro dissenso dalle decisioni dello Stato se la prendano con il bene pubblico e privato e con i tutori dell’ordine, cioe’ i difensori delle Leggi dello Stato che vigilano perche’ il Dissenso Democratico non si esprima in modo violento, cioe’ “violentando” le leggi che lo proteggono, ma in modo pacificamente democratico.
Spero mi abbia seguito nel ragionamento, onorevole Scalfarotto.
Un ragionamento che, ovviamente, NON esclude che le Leggi Democratiche dello Stato si applichino anche nei confronti dello Stato quando i suoi funzionari abusano della Forza che la Legge consente loro di esercitare.
Direi, concludendo, che se i cittadini dissenzienti non esprimessero il loro dissenso violentemente, cioe’ in modo NON democratico e quindi irrispettoso delle Leggi dello Stato Democratico, la democratica societa’ italiana e le democratiche societa’ occidentali non avrebbero sofferto le tante inutili tragedie individuali che oggi siamo costretti a commemorare in Italia e nel Resto del Mondo (democratico).
L’emancipazione dei “negroes” nell’America NON democratica di qualche decennio fa, avvenne in modo NON violento; e i diritti dei cittadini “negroes” erano ben piu’ legittimi, direi piu’ sacrosanti, dei diritti dei cittadini No TAV, No Dal Molin, No Global etc etc
E l’emancipazione dei “froci”, come si chiamavano una volta, sta avvenendo in questi anni in modo NON violento.
Tutto e’ possibile in una Democrazia NON violenta.
Sempre che ci si intenda sul concetto di Democrazia, quella vera: quella da non confondersi con la “democrazia” delle “Primavere Arabe” dalla quale i soliti progressisti/aperturisti/buonisti/terzomondisti, come Obama, si sono lasciati ingenuamente abbagliare….