Il mio post per il sito del Partito Democratico.
La vecchia city di Londra si è molto ridimensionata nell’ultimo decennio. Sempre più banche hanno traslocato dal vecchio centro finanziario intorno a Lombard Street – la strada che ricorda gli orafi lombardi che diedero inizio al business dei soldi – verso le Docklands. La vecchia e malfamata zona dei moli lungo il Tamigi, oggi trasformata in una specie di avveniristico luogo in cui le banche e i broker si mostrano a vicenda i muscoli gareggiando con l’altezza dei loro grattacieli. Io lavoravo là.
Ci ho lavorato per quattro anni, gestendo l’enorme talento umano chiuso in quelle torri. Persone di ogni nazionalità, spesso giovanissime, tra le migliori intelligenze che mi sia capitato di incontrare: cervelli veloci, pochissimi fronzoli e un’attenzione parossistica per il risultato. Alla fine the bottomline, la cifra che sta in fondo al conto economico, era l’unica cosa che contava. Erano anni in cui tutto sembrava salire e crescere, anni di un’euforia che a guardarla da qui, oggi, non prometteva nulla di buono.
Tutto pareva possibile, e soprattutto che tutto andasse storto pareva veramente impossibile. Tutta quella intelligenza, tutto quel talento, tutta quella velocità parevano poter erigere ingegnerie finanziarie sempre più audaci, sempre più sofisticate, come nella edificazione dell’infinita torre di una rediviva Babele finanziaria. Una corsa verso l’alto apparentemente senza limiti e senza confini, che dava l’illusione di macinare utili per le banche procurando un accesso al credito facilissimo per i consumatori (che si trasformavano magicamente in debitori), e produceva un flusso drogato di denaro che finiva in un mercato che sembrava volerne sempre di più. Londra è stata la capitale europea di quello che sembrava un circolo magico e ha vissuto dell’indotto di tutto questo: ne hanno vissuto i ristoranti e i camerieri dei ristoranti, le palestre e i loro istruttori, le baby sitter e gli artisti, i negozi e i tour operator.
Tutto sembrava così semplice e perfetto, un meccanismo che non si sarebbe inceppato mai. E invece ricordo benissimo le facce dei colleghi di Lehman Brothers che uscivano dal palazzo di una banca vissuta gloriosamente per 158 anni e inopinatamente finita in una notte. Li ho prima visti da lontano, dal vetro della mia stanza nel palazzo di fronte. Poi da vicino, per strada. Come stupefatti. Increduli e abbracciati alle scatole di cartone coi loro effetti personali portati via di fretta dalle scrivanie. Passati in poche ore dall’orgoglio di essere parte di una delle più importanti aziende del globo all’incredulità fissata dai fotografi nelle immagini che ciascuno di noi vide quel giorno sui giornali di tutto il mondo. E’ stata la fine di un’epoca, la fine di un’illusione che ha provocato – anche a decine di migliaia di chilometri da Londra o da New York – danni, perdite e ferite. Ci sono giorni che cambiano la storia, il 15 settembre del 2008 è stato sicuramente uno di quelli.
2 risposte a “Canary Wharf, 5 anni fa”
Lo ricordo anch’io molto bene il 15 settembre del 2008, caro On. Scalfarotto!
Pero’ il contraccolpo su scala mondiale di quell’epoca che vedeva in Londra e New York le capitali di “quello che sembrava un circolo magico” e che aveva creato un “indotto” del quale beneficiarono “i ristoranti e i camerieri dei ristoranti, le palestre e i loro istruttori, le baby sitter e gli artisti, i negozi e i tour operator…” e migliaia e migliaia di “Italians of London” che scrivevano a “Italians” di Beppe Severgnini di essere fuggiti dal Terzo Mondo italiano per andare a vivere, – come dice Marta Maria Casetti (Resto del Mondo) – in un paese che “Io A Questo Posto Ancora Non Ci Credo” (tanto era meraviglioso e britannicamente “cool” ) ……..ecco – dicevo – il contraccolpo su scala mondiale e, in particolare, sul Terzo Mondo italiano, di quel giorno che e’ considerato ormai da tutti peggiore del Black Tuesday del 1929, il suo partito, on. Scalfarotto, lo attribui’ alla follia politico-economica di Benito Burlesquoni. E tanto fecero, il suo partito e il partito de la Repubblica, da convincere l’intera Europa che sarebbe bastato togliere dalle palle il Cainano Sciupafemmene per superare la crisi/collasso del rapace e criminale sistema finanziario anglo-americano e far rinascere l’Italia portandola ad essere “piu’ forte e piu’ bella che pria”.
Sua Emittenza Pregiudicata e Delinquente, colui che Vent’Anni fa riuni’ il Gran Consiglio della Mafia per farsi consegnare l’Italia e portarla alla rovina (come attesta la Magistratura di….”Palermo”) si piego’ alle pressioni del progressismo internazionale e ando’ da Napolitano con le dimissioni.
Arrivo’ allora Monti SuperMario, e i disoccupati crebbero di un milione di unita’ insieme alle tasse (le piu’ alte del mondo) e poi arrivo’ Letta e i disoccupati aumentano ancora e le tasse pure.
Fa piacere constatare che Lei, onorevole Scalfarotto, in largo anticipo sugli storici che fra qualche decennio scriveranno sui libri di Storia come veramente andarono le cose, abbia sentito l’onesto bisogno di darci, INDIRETTAMENTE, una corretta anticipazione di quelle verita’. Cioe’ che a cambiare la Storia del Mondo furono, all’inizio del Terzo Millennio, l’11 Settembre 2001 e il 15 Settembre 2008.
Per questo Lei mi e’ simpatico: perche’, a differenza dei colleghi di Partito, le scappa spesso di dire la verita’.
E quando non la dice e’ perche’ deve dare un contentino alle ipocrite leggi che governano la politica di opposizione del suo PD il quale, lo ammetterebbe onestamente anche lei – se potesse! – , tolto l’anti-berlusconismo, non sa da che parte sbattere la testa per proporre e risolvere la nostra crisi politico-economica.
caro Ivan, la migrazione da Lombard Street verso Canary Wharf e altre zone di Londra meno care e meno crowded è iniziata 20 anni fa e direi che più o meno 10 anni fa era quasi del tutto completata. Magari, Milano fosse triste e abbandoanta come lo square mile.