Comunque vada questa giornata – ed è significativo che sia mezzogiorno e mezza mentre scrivo, e ancora non lo sappiamo – siamo comunque giunti a un momento della verità. La prima fase del governo Letta, quella che si chiude oggi, è stata una fase nella quale si sono sicuramente fatte alcune cose ma non si è vista quell’incisività che giustifica l’esistenza di un governo delle larghe intese. Questo anche a causa della litigiosità che ha fin qui messo in fibrillazione la maggioranza: vedi le uscite quotidiane di Brunetta, gli attacchi al ministro Saccomanni, i ricatti sullo stile “o fai così, o cade il governo” e così via.
La maggioranza che nasce quest’oggi (o la medesima maggioranza di prima) dovrà invece farsi carico proprio di quelle riforme radicali di cui il paese ha bisogno. Diventare una maggioranza non solo sul piano aritmetico, ma effettivamente politica. E coesa, fattiva, capace di decidere e di lasciare il segno. Se si decide che per il momento non si vota, non potrà essere solo per vivacchiare fino a dopo il semestre europeo. Se Berlusconi decidesse inopinatamente di votare la fiducia, dovrà farsene una ragione.