Berlusconi non è più senatore. Questo vuol dire che il tentativo di ledere il principio che la legge è uguale per tutti è stato sventato. Proprio non si capisce come si possa aver sostenuto che il leader di un partito (ovvero qualsiasi persona dotata di un potere politico, mediatico o finanziario) non debba rispondere di un reato accertato in tre gradi di giudizio. Né si capisce perché per questa persona si debbano individuare procedure particolari: ricorsi alla Corte costituzionale, dilazioni o altro. La Legge Severino è stata utilizzata in molti altri casi (qui ce n’è uno interessante, il primo) e le stesse liste elettorali sono state formate avendo la legge Severino in mente: chi era pregiudicato – per fatti anteriori o posteriori all’approvazione della legge – non è stato candidato. Punto.
Detto questo, io credo che una bella dose di autocritica dobbiamo farla anche noi a sinistra – oggi che Berlusconi lascia il parlamento per una sentenza penale – per non essere mai riusciti a sconfiggerlo con i mezzi della politica. Il Cavaliere è stato un personaggio che in nessun paese del mondo occidentale avrebbe mai avuto il credito per ricoprire le cariche che ha ricoperto. Nonostante questo qui a sinistra non siamo mai riusciti fino in fondo a sottrargli il pallino dell’agenda politica. Nei vent’anni che abbiamo alle spalle gli errori sono stati tanti, e gravi: primo tra tutti quello di non essere riusciti a governare quando avremmo potuto, e dovuto. Non credo proprio che Berlusconi sparirà dalla politica italiana. Confido che il PD avrà già dal prossimo futuro il carattere, la visione e la lucidità per archiviare per sempre questi due decenni. E aiutare questo paese a guardare finalmente avanti.