Siamo alla fine di questo stranissimo anno, che volge al termine lasciandoci con la sensazione che sia stato un anno passato nell’attesa di qualcosa. Prima la nuova legislatura che doveva essere la legislatura del cambiamento e invece è andata colme è andata. Poi un nuovo presidente della repubblica, che non siamo riusciti ad eleggere. Poi un nuovo governo, che è arrivato ma in pochi mesi ha già dovuto cambiare la maggioranza che lo ha sostenuto alla nascita. Poi siamo entrati nel congresso del Pd e l’attesa si è spostata sull’elezione del nuovo segretario. Insomma, abbiamo trascorso la maggior parte dell’anno aspettandoci che ogni cosa potesse rappresentare l’inizio di quel cambiamento di cui tutti parlano, e la conseguenza è che un anno è passato e siamo oggi più o meno dove eravamo alla fine del 2012.
Non si adombri dunque nessuno se le sollecitazioni a fare da parte del PD saranno visibili: il 2014 ha in un certo senso il peso sulle spalle di essere un anno che dovrà valere per due. Le riforme tanto attese, il sostegno all’economia, la creazione di un mercato del lavoro più efficiente, la sburocratizzazione della pubblica amministrazione, il lavoro per fare dell’Italia una destinazione più attraente per gli investimenti dall’estero, l’approvazione di leggi europee sui diritti delle persone, la riforma elettorale: sono tutte questioni che necessitano di essere affrontate subito. Non è fretta, è che siamo in ritardo.