Questa mattina, in occasione della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, sono stato a Genova – in rappresentanza del governo – per depositare una corona d’alloro sulla tomba di Giuseppe Mazzini. Queste manifestazioni, si sa, corrono sempre un po’ il rischio di finire nella retorica. E invece oggi mi ha assai confortato registrare la presenza attenta e partecipe di tanti ragazzi delle scuole di Genova. E pure mi ha confortato pensare che il recupero e la celebrazione dei simboli della patria oggi non sia più solo patrimonio di una certa parte politica, come per molto tempo è stato qui da noi in Italia.
Le grandi democrazie vivono dei propri simboli. E il senso di appartenenza al proprio Paese (“Right or wrong, my country”) nei grandi paesi occidentali abbraccia tutte le persone indipendentemente dall’appartenenza politica. “Religione civile”, così lo storico Giovanni De Luna ha definito quel senso quasi sacrale dello Stato che rappresenta il collante laico e civico che tiene insieme le grandi democrazie.
Da noi tutto questo è mancato, e la debolezza storica dei simboli dello Stato, la loro incapacità di rappresentare tutti e di appartenere a tutti, li rende oggi più vulnerabili agli attacchi di chi vuole abbattere il sistema invece di lavorare per migliorarlo. Per questo, io credo, giornate come quella di oggi servono a tutti e per questo sono stato profondamente onorato di essere lì in rappresentanza del governo, questa mattina.