Ieri la Corte Costituzionale ha smontato l’ennesimo pezzo della Legge 40, dichiarando l’incostituzionalità del divieto di fondazione eterologa. E sempre ieri un giudice a Grosseto ha ordinato al Comune di registrare il matrimonio tra due cittadini italiani, uomini entrambi, contratto a New York.
Da politico, incasso un secco due a zero dalla magistratura che entra a piedi uniti su temi che hanno a che vedere con la vita delle persone e sui quali la politica ha sin qui deciso di non decidere. I cittadini non possono aspettare, sono spinti dall’urgenza di vivere, e se le risposte da questa parte tardano ad arrivare, si rivolgono al magistrato affinché riconosca loro quei diritti che la legge non riconosce loro.
Il politico può non decidere, ma il magistrato non può non emettere sentenza: se non c’è una legge ricorrerà ai principi generali dell’ordinamento o anche alla semplice decisione secondo equità. Se è potuta esistere la denegata politica non può esistere la denegata giustizia.
Credo che le due decisioni di ieri debbano essere l’ultima occasione in cui ci facciamo prendere in contropiede. Qui si sta cambiando l’Italia e quello che sta succedendo è parte integrante di una modernizzazione che il Paese invoca da tempo. Fisco, giustizia, economia, pubblica amministrazione sono settori cruciali, ma il tempo degli affetti, della famiglia e della vita quotidiana è importante almeno quanto tutto il resto.