Con gli ultimi interventi e le repliche di relatori e ministro Boschi, domani si concluderà in Senato la lunga discussione generale sulla riforma costituzionale e cominceranno finalmente le votazioni. In questi giorni ho passato praticamente tutto il mio tempo nell’aula di Palazzo Madama ad ascoltare gli interventi dei senatori (più di 130 hanno scelto di prendere la parola). Ovviamente hanno parlato soprattutto i contrari alla riforma, e ho potuto sentirne davvero di ogni genere: dal senatore PD eletto all’estero che ha affermato che in Europa a nessuno interessa nulla delle nostre riforme all’ex ministro popolare che ha azzardato acrobatici accostamenti tra Matteo Renzi e Vladimir Vladimirovič Putin.
Alla fine, resta il fatto che le riforme di cui abbiamo parlato (e basta) per decenni stanno finalmente giungendo in dirittura d’arrivo. E ciò è dovuto sia alla determinazione che il governo sta mettendo in campo, sia alla consapevolezza – che una buona parte del mondo politico ha finalmente acquisito – dell’esaurimento della pazienza popolare rispetto all’inconcludenza del dibattito politico. Dico una buona parte perché naturalmente non mancano coloro i quali alla fine vogliono soprattutto che nulla cambi e perché naturalmente (e legittimamente, per carità, anche se dubito sia nel miglior interesse del Paese) c’è una nutrita pattuglia di politici che utilizza questa riforma come occasione di battaglia politica nei confronti di Renzi. La speranza di un fallimento che eroda il consenso che circonda questo governo è massima, come si è visto anche dalle reazioni al mero rinvio della nomina europea per Federica Mogherini.
Gli ostacoli dunque non finiscono domani: abbiamo qualche migliaia di emendamenti da discutere e da votare, anche se va ancora verificato quanti di questi emendamenti siano identici, inammissibili o riportanti modifiche puramente quantitative e quindi votabili più o meno in blocco. E tuttavia, emendamenti o meno, l’invito che ci giunge dal Paese a non lasciarci fermare (ne parla Maria Elena Boschi nella sua intervista alla Stampa di oggi) non cadrà nel vuoto. Si ricomincia a lavorare domattina dalle 11, nell’aula del Senato.
2 risposte a “Da domani, in Senato”
73 italiani su 100 vogliono poter eleggere i senatori. Tutti gufi? Tutti frenatori?
Egli intervento di Tocci e Chitti li vuoi liquidare facendoli passare per attaccati alla poltrona? Non sei uno stupido, ma a volte fai dei post per nulla brillanti. Anzi
A proposito di riforme, nessun commento sullo squallido rinvio della legge sul doppio cognome?