Parliamo di Alitalia? Un’azienda-zombie, già defunta più volte e rimessa in piedi negli anni attraverso spericolate evoluzioni politico-finanziarie tutte a carico del contribuente. Tra Berlusconi e Passera, mezzo spettro politico italiano ha contribuito al caos lasciando agli italiani massicci buchi di bilancio da accollarsi, ai passeggeri una compagnia aerea mediocre e ai lavoratori una vita fatta di anni di incertezza. Ora, finalmente, arriva un investitore internazionale che vuol mettere tanti soldi (veri) nella compagnia e che propone un piano industriale solido e capace di mettere i nostri aeroporti in una posizione strategica.
E il sindacato che fa? Uno penserebbe a un tappeto rosso steso ai piedi di chi vuol rendere Alitalia un’azienda solida e mettere in sicurezza diecimila posti di lavoro. E invece: la CGIL non firma il piano degli esuberi, però firma il contratto nazionale di lavoro. La UIL firma il piano, ma non firma il contratto. La CISL firma l’uno e l’altro. L’ideale per far fuggire Etihad a gambe levate: sicuro che sia la cosa più vantaggiosa non dico per l’Italia, ma almeno per coloro che dai sindacati dovrebbero essere rappresentati, cioè i lavoratori? Giovanni Luciano, segretario generale della Fit Cisl, ieri ha scritto su Twitter: «A furia di tirare la corda si spezzerà e qualcuno avrà tanti iscritti in più, ma disoccupati».
2 risposte a “Tirare la corda”
Figurarsi se Scalfarotto non criticava i sindacati. Del resto, cosa aspettarsi da uno che di lavoro spiegava alle persone che dal giorno dopo sarebbero finite in mezzo ad una strada?
Alitalia non si è dimostrata ne si dimostra essere capace di gestire in modo efficente i collegamenti aerei tra il Paese ed il resto del mondo (per non parlare di quelli interni), inoltre è un pessimo biglietto da visita per i visitatori del nostro Paese per la sua palese inefficenza.
Lasciamola andare al suo destino e fallire, le priorità del Paese sono ben altre e le industrie strategiche sono di ben altro tipo : nanotecnologie, biotecnologie, ecc.