Tra gli oppositori del governo Renzi vanno annoverati, oltre ai “gufi” e ai “rosiconi”, gli appartenenti a un’altra specie. Del regno vegetale questa volta: i salici piangenti. Si tratta di piante infestanti, che si caratterizzano per la professionale abilità nel trovare occasioni per lagnarsi e lamentarsi in via preventiva di qualsiasi cosa. Ieri ne abbiamo avuto un esempio lampante.
Antefatto: quando Renzi, alla fine dell’estate, ha mostrato alla stampa le slides dei mille giorni, quelle del #passodopopasso per intenderci, i salici piangenti hanno subito levato al cielo la loro litania: “Ma come! Nelle slide non sono ricompresi i diritti civili!”. Ieri invece, verso la fine del suo discorso alla Camera, Renzi fa una lista di tutte le cose che dovranno accadere “al temine” dei 1000 giorni: dalla riforma del fisco a quella della giustizia, dalla liberazione della Rai dai partiti alla trasparenza sui dati dell’Expo. Nell’Italia che vedremo “al termine” dei mille giorni, dice Renzi, ci sarà – tra le tante che via via, di qui ad allora, saranno approvate – anche la legislazione sui diritti civili.
“Tutti contenti?”, si chiederanno i miei dodici lettori. E no, perché i salici piangenti si premurano subito di interpretare la locuzione “al termine” (dei mille giorni) non nel senso di “entro” (i mille giorni), ma nel senso di “in coda” (ai mille giorni). Come se il governo avesse deciso di fare le leggi sulle unioni proprio a maggio del 2017. Anzi, più precisamente, verso il 30 o 31 di maggio 2017. Però “al termine” dice di voler fare anche la riforma della Rai. E pure la riforma del fisco, della giustizia, del lavoro e della P.A. Un mesetto impegnativo, non c’è che dire.
Il salice piangente, si sa, si riconosce per una caratteristica particolare: quella di avere il capo piegato e lo sguardo fisso sui propri piedi. Che non abbia una gran senso della prospettiva non può dunque stupire nessuno.