Non ho condiviso il sarcasmo del ministro degli Interni a proposito delle trascrizioni, effettuate dai sindaci, di matrimoni fra persone omosessuali celebrati all’estero. In realtà i primi cittadini di diverse città italiane, fra cui quelli delle due maggiori, Ignazio Marino e Giuliano Pisapia, hanno non solo applicato le prescrizioni contenute in una recente sentenza della magistratura, ma anche dato un contributo di civiltà e di vicinanza alle persone che credo vada elogiato. Di seguito il testo del comunicato stampa che ho diffuso
“Penso che il ministro degli Interni, anziché rimbrottare chi tra mille difficoltà si prende in carico lo sforzo di accogliere e interpretare i bisogni dei nostri concittadini, dovrebbe adoperarsi perché si faccia senza ulteriori ritardi una legge sulle unioni civili come quella in vigore in Germania.” Lo dichiara il sottosegretario alle Riforme del Governo Renzi Ivan Scalfarotto.
“La trascrizione in Italia dei matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso è operata dai sindaci nel rispetto di elementari principi di civiltà”, aggiunge Scalfarotto, “senza dimenticare che la prima trascrizione è avvenuta a Grosseto su ordine del Tribunale di quella città. Sarebbe bene che il Ministro degli Interni ricordasse che l’Italia rischia una probabilissima condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le proprie inadempienze su questo tema.”
“Penso debba far riflettere tutti” continua il sottosegretario “che i sindaci delle due maggiori città italiane, Ignazio Marino e Giuliano Pisapia, non abbiano avuto dubbi nel procedere alle trascrizioni: è un gesto che viene dall’autorità che è per definizione più vicina ai cittadini.”
“Non è colpa dei sindaci” conclude Scalfarotto “se le inerzie e le litigiosità della politica non hanno consentito negli ultimi anni il varo di un provvedimento ragionevole sulle unioni omosessuali. Alfano faccia attivamente la sua parte in questo senso. La modernizzazione del paese, che è la sfida che caratterizza il nostro lavoro, passa anche di qui.”