“Dopo la vittoria, per tanti versi inaspettata, nelle elezioni del ’96, la grande scommessa sull’ingresso dell’Italia nell’euro diede ali al governo dell’Ulivo ma ne segnò anche il punto di arrivo. Conquistato lo storico risultato, i partiti decisero di riprendere la partita in mano. Prodi scelse di restare fedele all’Ulivo e al patto con gli elettori e, rispettoso delle istituzioni, volle che fosse il Parlamento a decretare se il governo potesse e dovesse continuare. Il singolo voto che mancò non fu un incidente a il risultato di scelte politiche precise. No fu nemmeno un errore di calcolo. La sera prima del voto, segnata da un incendio negli uffici del governo, il nostro pallottoliere indicava con precisione che saremmo ‘andati sotto’. E non per colpa di Bertinotti, che offrì solo l’occasione per realizzare un disegno diverso”.
Oggi sul Corriere, Ricky Levi, storico portavoce di Prodi, ricorda ai tanti fans dell’ultim’ora di Romano Prodi come andarono esattamente le cose.