Quest’oggi, in aula, durante le votazioni sulla stabilità, i cinquestelle hanno occupato per tre volte i banchi del governo. A un certo punto me ne sono trovato uno seduto accanto e gli ho chiesto: “Ma prendere otto milioni di voti per fare soltanto questo, non sono otto milioni di voti buttati via?” Lui mi ha risposto che io ero uno che non aveva mai lavorato – io – e che quindi non potevo capire, che a lui dei voti ormai non gliene fregava più nulla.
Poi, durante la dichiarazione di voto di Sorial, metà del loro gruppo era in piedi ad ascoltarlo, spalle platealmente voltate alla presidenza, con Di Battista che girava per l’aula come una delle iene del Re Leone. L’altra metà – tra cui Iannuzzi, l’ultimo dei fuggiaschi dal gruppo – lo ignorava, come se non stesse nemmeno parlando.
Alla fine della giornata, a legge approvata, si è alzata la Castelli. E ha detto che era contenta. Contenta che tutti i deputati fossero costretti a passare un’altra notte a Roma, e a non tornare dalle loro famiglie. Grandi vittorie politiche, non c’è che dire.