Questo pomeriggio alle 14 sarò a Milano, al presidio organizzato da PD e Giovani Democratici per la difesa di tutte le famiglie. Lo faccio dopo aver manifestato la mia solidarietà al settimanale Tempi, uno dei luoghi più conservatori e retrivi della galassia che combatte contro l’evoluzione dei diritti nel nostro Paese, che è stato fatto oggetto di atti vandalici. Per questo sono stato naturalmente attaccato a mia volta.
Il punto è che qui non si può “essere Charlie” solo quando fa comodo, e io nella libertà di parola, anche quando è urticante e quando mi è contraria, ci credo davvero. Un po’ perché davvero sono effettivamente allineato all’idea per cui bisognerebbe dare la vita per consentire a chi non la pensa come noi di poter esprimersi liberamente (esprimersi, non ingiuriare o diffamare: quelli sono previsti dalla legge come reati). Ma anche perché penso che queste espressioni di violenza, anche se non fisica, non aiutano in alcun modo l’agenda dei diritti. Così come non aiutano tutte quelle modalità di lavoro politico che rappresentano i diritti delle persone LGBT non come una campagna di progresso civile per il beneficio e il progresso dell’intera collettività, ma come una guerra contro un nemico da abbattere (e il nemico può comprendere di tutto: da me a Forza Nuova, e tutto quello che ci sta di mezzo).
In ogni caso, sulla manifestazione di oggi ho rilasciato l’intervista che segue a Repubblica Milano.
Ivan Scalfarotto, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, perché sarà in piazza oggi a Milano al presidio contro il convegno organizzato dalla Regione?
“Perché far passare l’omosessualità come una malattia è una posizione molto grave. Il messaggio che deve arrivare ai ragazzi e alle ragazze gay è che loro sono persone sane, che hanno diritto ad avere la stessa felicità di tutti gli altri. In loro non c’è nulla di sbagliato. Lo dice la scienza e lo dice anche il buon senso.”
Lei è anche un importante esponente del Governo.
“Milano è una capitale europea che in questo momento è sotto gli occhi del mondo perché tra pochi mesi ospiterà l’Expo. Questo rende ancora più grave il fatto che la Regione abbia deciso di non togliere il logo di Expo dal convegno. Un simbolo che, al contrario, deve lanciare un messaggio universale.”
Maroni dice che non si farà condizionare dagli insulti e gli organizzatori del convegno dicono che le tesi omofobe sono un’invenzione
“Non confondiamo le vittime con i carnefici. Finora gli unici che hanno subito insulti sono gli omosessuali. Associare l’omosessualità a una patologia è contro l’evidenza scientifica, oltre che pericoloso. La Regione invece di dare delle smentite avrebbe fatto meglio ad evitare qualsiasi accostamento. Altrimenti è un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.”
C’è chi, però sull’altro fronte, ha imbrattato con insulti i muri della redazione di Tempi
“Non possiamo ‘essere Charlie’ solo da una parte. Per questo ho twittato subito la mia solidarietà alla redazione di Tempi. Questo non significa condividere il pensiero espresso da Tempi. Sono tesi antistoriche, sbagliate e gravemente irrispettose della dignità degli omosessuali. Anche riguardo alla battaglia che stanno conducendo contro la creazione di una legislazione moderna ed europea.”
Teme che il presidio possa degenerare in una protesta contro l’Expo 2015?
“No. L’Expo di Milano sarà un’occasione irripetibile per dare al mondo l’immagine di una città che non ha barriere. A prescindere dalla razza, dal credo religioso e dagli orientamenti sessuali.”
Cosa non le piace della famiglia tradizionale?
“Non ho nulla contro questo tipo di famiglia. Siamo nati tutti da genitori eterosessuali. Ci sono tanti tipi di famiglie. Maroni quando era ministro, però, l’ha difesa solo a parole, noi con i fatti. Come il bonus bebè”