Grande elettore: suona solenne. E pensare di essere un grande elettore dà una sensazione forte, fatta di un misto di onore profondo e responsabilità civica e del privilegio raro che capita a chi ha l’occasione di contribuire a fare la storia. Una assemblea ristrettissima nei numeri, ma caricata di un peso enorme. Per noi, poi, che siamo già stati grandi elettori nel 2013, a tutto questo si aggiunge il disagio di aver condiviso – colpevolmente o incolpevolmente, non fa differenza – la responsabilità di aver rappresentato il momento più basso che la politica ha dato di sé forse dall’inizio della Repubblica.
L’incapacità di dare al Paese un capo dello Stato e di aver dovuto ricorrere alla generosità eroica di Giorgio Napolitano per nostra manifesta incapacità è stata probabilmente l’occasione di maggior distanza tra gli italiani e i loro rappresentanti. Di quel giorno ricordo che mentre tornavo in albergo da Montecitorio, percorrendo le strade di Roma in senso inverso alla fiumana di gente che sciamava rabbiosa verso il Parlamento, mi fermò uno sconosciuto e mi disse: “Ma lo sa che lei ha un gran coraggio a camminare da solo per strada?”. Per la prima volta da quando faccio politica, avevo perso il diritto di camminare per strada, tra i miei concittadini, a testa alta.
Ecco. Questa volta abbiamo la possibilità di restituire a noi stessi e alla politica la dignità che essa deve avere in una delle più grandi e belle democrazie del mondo. Abbiamo la possibilità di far sì che l’aula di Montecitorio pavesata a festa per il giuramento del nuovo Presidente non sia il teatro di un gigantesco mea culpa, come è stato nell’aprile di due anni fa. Abbiamo la possibilità di portare al Colle un uomo degno di rappresentare tutti gli italiani e di assumersi l’incarico di essere il garante delle nostre istituzioni democratiche. La lezione che abbiamo appreso è stata dura, la vergogna insostenibile. E il senso con il quale noi grandi elettori democratici abbiamo alzato unanimi le nostre deleghe, ieri, per accogliere la proposta di fare di Sergio Mattarella il prossimo presidente della Repubblica, è stato di sollievo collettivo, e di soddisfazione. Come se con quel moto, con quel sollevare le nostre mani e le nostre braccia, si stesse rialzando anche il senso e la dignità della nostra missione di rappresentanti del popolo e della nazione. In un grande Paese, i grandi elettori non possono permettersi di essere piccoli.
(Ho scritto questo post per il blog di 02PD, il mio Circolo a Milano)