Scrivo con ancora negli occhi e nel cuore le immagini dello scrutinio che, con una vera e propria marcia trionfale, ha eletto a Capo dello Stato Sergio Mattarella. Man mano che le proporzioni del successo si allargavano ho visto un gran numero di commenti e di dichiarazioni relative alla vittoria, al cappotto, al trionfo di Matteo Renzi. Giudizi più che meritati: Matteo è stato il grande tessitore che ha portato ad un risultato straordinario. La pagina luminosa scritta ieri è il simmetrico antipodo di quella dell’aprile 2013, quando solo il sacrificio e il senso di responsabilità di un grande italiano come Giorgio Napolitano (verso cui ogni espressione di gratitudine resta al di sotto del necessario) ci salvò dal baratro.
Ma sarebbe riduttivo limitare tutto alla vittoria di Renzi o del Partito Democratico, di questa comunità politica che oggi, dopo tanta pena e tanto travaglio, mette un punto fermo sulle ferite del passato. La verità è che oggi ha vinto soprattutto l’Italia: il grande malato d’Europa, che meno di due anni fa dava al mondo lo spettacolo penoso di una “nave sanza nocchiero in gran tempesta” e oggi fornisce una prova di maturità e di responsabilità che altri potrebbero invidiarci.
Ha vinto l’Italia: che ha un presidente della Repubblica di grande spessore culturale ed umano, che porta nella sua biografia i segni di una grande tradizione politica ed anche le cicatrici di alcune tragedie italiane, che ha mostrato sempre acume, imparzialità ed equilibrio. Un uomo che, come ha detto Renzi, sarà pronto a dire dei no anche ai molti che lo hanno votato, ove i suoi doveri lo inducano a questo. Non è un cambio di governo, non è un cambio di maggioranza. È piuttosto la dimostrazione, in uno snodo cruciale, che un cambio di passo è stato compiuto.
Le statistiche di inizio d’anno ci parlano di un Paese che ricomincia a crederci, il cui grado di fiducia nell’andamento dell’economia torna a crescere dopo una lunga stagione di buio. L’elezione di Sergio Mattarella è una tappa importante perché quello stesso ritorno di fiducia possa riguardare le istituzioni democratiche e repubblicane. La pietra di volta dell’edificio comune, così spesso colpevolmente vilipeso e irresponsabilmente trascurato.
Si ricomincia. Spero che, indipendentemente dalle scelte diverse legittimamente prese, se ne rendano conto anche coloro che non hanno contribuito all’elezione di Mattarella. E che partecipino, nel pieno rispetto dei loro valori e delle loro posizioni, al grande ed operoso cantiere che l’Italia è già da tempo e che oggi si vede più chiaramente.