La notizia per intero (ovvero: lo staff del Sottosegretario)
Come sanno i lettori di questo blog, cerco qui di dare notizie trasparenti ai miei (e)lettori. Ogni tre mesi pubblico la mia rendicontazione finanziaria, oggi ho anche l’occasione di parlare del mio staff.
L’opportunità mi è data da un pezzo de L’Espresso che ha pubblicato online, con grande evidenza e un certo tono di scandalo, un articolo in cui si riportano dati messi pacificamente online da Palazzo Chigi sulle spese del governo. In questo pezzo si sottolinea, tra l’altro, che il mio addetto stampa, Enrico Ciccarelli, guadagna 60 mila euro lordi l’anno e che si tratta di una persona che conosco da tempo. Lo confermo, e aggiungo che sono molto contento di averlo con me perché è una persona che è capace di fare il suo lavoro in modo eccellente. Che poi è l’unico motivo per il quale gli ho chiesto di venire a lavorare con me.
Ho fatto il Direttore del Personale nella mia vita precedente e mi sono quindi occupato professionalmente di organizzare uffici e dipartimenti, di intervistare e assumere personale, di valutarlo e di motivarlo. L’ho fatto in una struttura spietatamente meritocratica come può essere solo una multinazionale americana e posso dire di aver utilizzato lo stesso standard delle mie esperienze di lavoro per organizzare anche il mio ufficio qui al ministero.
Quando sono arrivato mi è stato spiegato che, come Sottosegretario di Stato, avevo diritto a due collaboratori esterni di mia fiducia e scelti a mia discrezione. Tutto questo a condizione che naturalmente non spendessi complessivamente più di una data cifra, stabilita per tutta la struttura della Presidenza da apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dal mio punto di vista ho valutato di aver bisogno di due figure professionali di mia fiducia diretta: una che si occupasse della “macchina” organizzativa e un’altra che si occupasse della comunicazione con l’esterno. Nessuna persona esterna di segreteria o altre figure esecutive, più facilmente reperibili tra i ranghi della Pubblica Amministrazione.
Così per questi due ruoli ho selezionato due persone sulla cui preparazione e capacità tecnica posso mettere la mano sul fuoco. Chi abbia avuto occasione di incrociarli, lo sa bene. Il mio capo segreteria, Alberto Castoldi, col quale lavoro ininterrottamente dal 2009, mi è invidiato da mezzo parlamento. Il capo della comunicazione – che conosco da moltissimi anni, ma con il quale collaboro invece soltanto da circa un anno (su questo punto l’informazione dell’Espresso non è corretta: non ha seguito la mia campagna, ma ha seguito la mia comunicazione in Puglia, a mie spese, fino al perfezionamento del contratto alla fine di quest’anno) – è il primo collaboratore che ho in quel ruolo i cui scritti sono meglio di come li avrei scritti io.
Non è solo una questione di bravura, che pure c’è. E’ anche una questione di sintonia, che è un ingrediente abbastanza magico: non tutti hanno la capacità di scrivere in modo credibile ciò che vuole comunicare la persona per la quale lavorano. Bisogna scrivere come se si fosse qualcun altro (in questo caso come se si fosse me) e per far questo è necessaria non solo la bella scrittura, ma anche l’intelligenza e la conoscenza intima della persona per la quale si lavora. Ci vuole la capacità di immedesimarsi. Beh, io prima di incontrare Enrico questo ingrediente non l’avevo mai trovato in modo così nitido e tondo.
Senza l’aiuto di queste due persone non potrei dedicarmi a quello che faccio con la stessa intensità con la quale provo a fare il mio lavoro. Non ho una macchina blu, perché non mi serve, ma un capo segreteria e un addetto stampa mi servono molto, e mi servono molto bravi tecnicamente e molto capaci di lavorare bene con me e per me.
Non so se questa sia una notizia, a me sembra proprio di no, ma se L’Espresso la riporta forse è meglio darla per intero.