La notizia per intero 2 (ovvero: le azioni del Sottosegretario)
Continuiamo l’operazione trasparenza, precisando notizie che escono in questi giorni sui giornali. Oggi su “La Stampa”, Paolo Baroni scrive che alcuni membri del governo possiedono azioni delle banche popolari, oggetto del recente decreto legge. Tra questi io, che possiedo 61 azioni del Banco Popolare. “Si tratta sempre di piccoli, piccolissimi pacchetti, spesso frutto dei legami coi rispettivi territori e che ovviamente nulla hanno a che vedere con la possibilità di specularci sopra”, commenta correttamente Baroni, che poi però conclude con questa frase che lascia un interrogativo aperto: “Però è singolare che questi siano di fatto gli unici titoli azionari presenti nei loro portafogli di investimento”.
Rispondo volentieri a questa osservazione: il motivo per cui ho queste azioni (controvalore: 700 euro) è che del Banco Popolare sono un semplice correntista e che una volta, per far contento il direttore della filiale che mi prospettava qualche lieve miglioramento delle condizioni del conto per gli azionisti, ho comprato quelle 61 azioni. Possiedo in verità anche delle azioni di Citigroup, l’azienda per la quale lavoravo, che furono all’epoca parte della mia retribuzione.
La ragione per cui non ho altri titoli azionari nel mio portafoglio, a parte quelli della banca di cui sono cliente e della banca per la quale ho lavorato, non è per nulla singolare, anzi è veramente molto banale: è che non mi piace rischiare soldi in borsa.
Non è proprio nelle mie corde, forse perché tutto quello che ho è stato frutto del mio lavoro e di nient’altro, dunque come investitore ho sempre avuto un profilo di rischio veramente molto basso. E in effetti entrambi i miei investimenti azionari, per quanto piccoli, sono in netta perdita. Con i miei risparmi ho preferito pensare a comprar casa, e penso di aver fatto bene così.