E’ primavera
Un paio di giorni fa “Il Fatto” mi ha dedicato un articoletto che prende in giro –mi pare- l’ottimismo che manifesto a proposito di una prossima celere approvazione delle unioni civili. Il quotidiano di Marco Travaglio sottolinea come il percorso dei diritti sia tutt’altro che lineare, e che faccia registrare battute d’arresto o addirittura regressi, come è avvenuto in materia di adozioni ai single.
Ne sono dolorosamente consapevole, e non pretendo di risolvere qui l’antica disputa fra il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Dal mio punto di vista queste alterne vicende sono altrettanti stimoli a moltiplicare l’impegno, lo sforzo di confronto, il dialogo. Se rilascio interviste e parlo così spesso di questi temi è proprio per tenere accesa la luce sull’urgenza e l’importanza di procedere. La tentazione di rovesciare il tavolo, anche in nome di una giusta impazienza, però non mi ha mai sfiorato, perché non mi appartiene la logica del “tanto peggio, tanto meglio”.
Sono però grato al Fatto per avermi “accusato” di possedere un calendario che segna già primavera. Mi ha fatto venire in mente una canzone di Eugenio Finardi che dice proprio “In Italia è già primavera”. È vero, ne sono profondamente convinto, lo respiro. Penso che il lungo inverno della nostra politica, delle nostre istituzioni, della nostra democrazia mostri sempre più chiari e convincenti segni di disgelo. Non ancora nella politica politicante, forse; non nei media che cavalcano l’onda della rabbia; non nel calderone ribollente dei social network. Ma i segni sono inequivoci, dalla congiuntura economica ai primi segnali sull’occupazione, al muoversi della fiducia dei consumatori e delle imprese dal coma profondo degli anni scorsi.
Vale anche per i diritti. Un po’ perché la situazione di oppressione e di abuso nei confronti delle persone omosessuali è andata ormai oltre il limite del tollerabile anche in termini temporali. Che l’Italia sia assai più indietro della cattolicissima isola di Malta o della Slovenia o dell’Alabama, che si rimanga sordi ai ripetuti richiami delle istituzioni internazionali (da ultimo il Parlamento Europeo) è condizione indegna e insostenibile.
Ma l’insistenza con cui il presidente del Consiglio rilancia in ogni occasione l’esigenza di affrontare questo problema; la posizione chiara, una volta tanto, del Movimento Cinque Stelle; persino l’adesione di principio (pur con i suoi moltissimi distinguo e le sue discutibili riserve) di Angelino Alfano, cioè del leader del partito di Carlo Giovanardi, fanno ritenere che davvero sia corretto e realistico pensare che siamo ormai alla vigilia di una svolta storica.
È vero: speravo, speravamo di arrivarci prima; che si potesse gettare il cuore oltre l’ostacolo e convincere i restii, i riottosi, gli incerti. È vero, confesso: speravo entro marzo, credo entro maggio, e rischio forse di essere smentito. Ma quello che è sicuro (se non marzo o maggio) è che non è più “entro mai” come era dieci anni fa, anche quando governava il centrosinistra e il Ministro degli interni Amato diramava circolari che definivano i matrimoni gay contratti all’estero come “contrari all’ordine pubblico”. E non è più “entro il secolo” come era anche solo un governo fa. So che, quando ci arriveremo, non sarà solo merito del Governo Renzi (e in ogni caso “Il Fatto” non gliene riconoscerebbe nemmeno sotto tortura). So anche che il risultato che otterremo non accontenterà tutti, che ci saranno molti “eh, però il matrimonio ugualitario…” ed “eh, però, le adozioni…”. Peró so anche, e non lo dimentico, di appartenere al primo Governo della Repubblica italiana che abbia le unioni civili nel suo programma; e so anche di fare parte della squadra del primo presidente del Consiglio italiano che abbia sollecitato e continui a sollecitare l’esprimersi del Parlamento sul tema. Lascio agli amici del Fatto piena licenza di vivere il loro perpetuo inverno e di proteggersi con passamontagna, calzamaglie, doppi guanti e quant’altro ritengano.
Io, sulle note di Finardi, mi vivo attivamente (lottando e spingendo, pressando e dichiarando) questo inizio di primavera, che, pur con i suoi acquazzoni repentini e persino le sue occasionali brine, è destinata comunque a riscaldare il cuore di milioni di cittadini italiani. Quelli che non si sono piegati al lungo inverno.