Sostengo con una costanza ai limiti della monotonia che l’Italia è un Paese di eccellenze, e che queste eccellenze sono diffuse senza apprezzabili soluzioni di continuità dalle Alpi al Lilibeo, dall’uno all’altro capo della penisola e delle sue isole. Malgrado i gravi squilibri che si registrano sul piano economico ed occupazionale fra il Mezzogiorno e il resto d’Italia, ritengo che ci sia almeno un punto sul quale non c’è differenza alcuna: la ricchezza delle risorse umane, ed in particolare delle capacità dei nostri giovani.
Ne viene una conferma dalle semifinali del Premio Campiello Giovani, che è una delle principali vetrine per giovani talenti letterari esistenti nel nostro Paese. Vi si sono classificate ben due ragazze di quindici anni del Liceo Classico “Vincenzo Lanza” di Foggia, la mia antica scuola superiore (frequentando la quale, però, pur avendo un rendimento scolastico dignitosissimo, non ho manifestato alcun genio letterario). Si tratta –onore al merito- di Sofia Pia Annarelli e Rita Caputo.
Dato a loro l’in bocca al lupo di prammatica, desidero sottolineare che queste due ragazze, certamente brave per loro conto, hanno però avuto l’opportunità di incontrare un humus fecondo. Non è infatti la prima volta che uno studente o una studentessa del “Lanza” si affaccia alle finali del Campiello Giovani: cominciò quindici anni fa Ilaria Scarpiello, seguita l’anno dopo da Valeria Di Napoli (che poi ha conquistato la fama come Pulsatilla) e poi, in anni più recenti, Rocco Cautillo, Ludovica Cela, Daniela D’Amito e Paolo Sgarro.
Una rondine non fa primavera, ma una decina sì. E confermano la bontà di una scuola dalla luminosa tradizione, che si distingue oggi per il gran numero di eventi culturali, letterari e non, promossi dal dirigente scolastico Giuseppe Trecca e dalla professoressa Mariolina Cicerale. Meritati applausi, con tanti saluti a chi crede che l’intelligenza, l’impegno e il talento siano una questione geografica.