Un altro 17 di maggio
Oggi si celebra la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (IDAHOBIT). Venne istituita dall’Unione Europea nella ricorrenza della prima eliminazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, avvenuta esattamente in questo giorno trent’anni fa.
Una giornata in cui ha un gusto particolarmente amaro la consapevolezza di vivere ancora in uno dei pochi Paesi dell’Occidente che non prevede alcuna forma di contrasto specifico all’omofobia ed alcuna tutela specifica per le persone LGBTI e per le unioni fra esse. Il collegamento non è estemporaneo: se non riconosco come legittime e pacifiche le unioni omosessuali, nella forma del matrimonio paritario, la più logica, o delle unioni civili, produco uno stigma che a sua volta produrrà inevitabilmente discriminazioni, aggressioni, persecuzioni. Siamo al 34° posto nella classifica di ILGA Europe sui diritti delle persone LGBTI con un punteggio di 22/100. Nella vicina e cattolicissima Malta, dove fino a pochi anni fa non esisteva nemmeno il divorzio, il punteggio è di 77. Niente di cui andar fieri, davvero.
Tuttavia la legge di contrasto all’omofobia, bifobia e transfobia, che in sostanza estende ai crimini d’odio per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere le norme previste per la repressione dei reati di xenofobia, razzismo e intolleranza religiosa, ha una sua autonoma esistenza e un proprio specifico percorso. Questo provvedimento, del quale sono stato primo firmatario e relatore alla Camera, ha avuto a Montecitorio un percorso travagliato anche destando le reazioni duramente critiche (per quanto mi riguarda, obiettivamente sproporzionate) di una parte del movimento LGBTI. Personalmente, tuttavia, ho pensato e penso che il gioco valesse la candela, e al contrario di molti altri – gli stessi che oggi assai curiosamente mi chiedono che fine abbia fatto la legge – resto convinto dell’idea che fosse infinitamente meglio avere un’ottima legge con qualche difetto che nessuna legge.
Al Senato del provvedimento si sono perse le tracce, per due principali ragioni. In primo luogo perché la legge contro l’omofobia e la transfobia ha visto curiosamente scendere nelle piazze italiane, l’un contro l’altra armate, due schiere di persone (associazioni LGBTI e Sentinelle in piedi) divise da tutto ma intimamente alleate perché entrambe, seppur per motivi opposti, non vogliono che il testo approvato a settembre 2013 dalla Camera diventi legge dello Stato. In secondo luogo perché si è scelto di dare in commissione al Senato la precedenza alla legge sulle unioni civili. Lo capisco: la legge contro l’omofobia è una legge per la riduzione del danno, il riconoscimento delle nostre famiglie rappresenta invece l’apertura di una nuova frontiera di vita e di futuro. Prima la vita, prima la felicità, poi il diritto penale.
Io credo tuttavia che una volta che saremo riusciti a portare a casa le unioni civili, varrà comunque la pena ritornare sulla legge contro l’omofobia e la transfobia. E converrà anche riflettere a lungo sul fatto che questa XVII legislatura ebbe il coraggio di approvare in pochissimi mesi e tra i primissimi suoi provvedimenti proprio una legge in difesa delle persone LGBTI di questo Paese. Se ne discusse in commissione, se ne discusse in aula, si approvò davanti agli occhi del Paese un testo che affermava l’equiparazione piena e totale, senza eccezione alcuna, tra omofobia e razzismo, omofobia e xenofobia, omofobia e antisemitismo. Mai l’Italia aveva potuto assistere a un dibattito così solenne e in un luogo così alto sulle questioni dei diritti delle persone omosessuali e mai la massima assemblea elettiva del paese aveva preso una posizione a favore dei cittadini LGBTI, riconoscendoli appieno come gruppo portatore di specifici interessi e di una specifica dignità.
Forsennate reazioni ideologiche da tutte le parti – basta farsi un giro in rete per verificare – hanno purtroppo preso il sopravvento e ci troviamo a celebrare l’ennesima giornata contro l’omofobia e la transfobia senza una legge in vigore, e senza la definitiva affermazione di un principio che dovrebbe essere ovvio: che la nostra comunità nazionale ripudia l’odio, contro chiunque esso sia rivolto.
Per il momento, etero o gay che siate, è una sconfitta per tutti.