Chiunque frequenti i social network conosce bene il fenomeno degli haters, gli odiatori. Sono figure specializzate nel commento ostile compulsivo, nell’insulto telematico, nello stalking informatico. È un’antropologia feroce che è rivelata, non creata, dalle tecnologie; e che ha preoccupantemente divelto i paletti della presentabilità sociale delle opinioni. Un deficiente che dicesse al Bar del Sport di Crescenzago Superiore che è una fortuna che un bambino migrante sia morto su una spiaggia, (così abbiamo risparmiato i soldi che lo Stato italiano avrebbe speso per lui) viene abitualmente lasciato a coltivare il fosco umore delle sue sbronze solitarie; lo stesso idiota che lo scrive su facebook diventa fenomeno virale.
Dentro questi preoccupanti scenari la politica ha introdotto peculiari varianti, specie grazie al Movimento Cinque Stelle. Chiariamo: sono sicuro che fra gli elettori, gli aderenti e gli esponenti della seconda forza politica italiana ci sono tante persone civili, intelligenti e bene educate; allo stesso modo penso che ci siano troll di tutte le correnti ed opinioni. È un’evidenza statistica, tuttavia, favorita da certe parole d’ordine, da certe modalità di partecipazione, che la presenza di haters pentastellati è significativamente superiore alla media.
Spesso, ritengo, si tratta di persone apparentemente miti e irreprensibili, che scambiano la tastiera per una specie di spada laser degli Jedi con cui riparare i torti, punire gli iniqui e difendere gli orfani. Deplorevolmente inconsapevoli delle possibili conseguenze penali delle loro azioni (recentemente ho voluto ricordarle per correttezza sulla mia pagina facebook), in generale vanno più compatiti che condannati (benché la loro asfissiante presenza sia fastidiosa). Questo però non significa che non se ne debbano analizzare le caratteristiche salienti. Io ne ho individuate quattro.
1) Grillo ha sempre ragione. Se dall’account di Grillo viene retweettato un post volgarmente e violentemente omofobo contro Vendola, le reazioni sono: a) non è vero, è un fotomontaggio (e perché non smentisce?); b) non è stato lui, ma lo staff (e perché non si scusa?); c) “Beppe” usa i suoi toni, ma ha ragione nella sostanza; d) gli omofobi siete voi; e) uno vale uno (che non c’entra una cippa, ma fa sempre la sua porca figura).
2) Il Movimento è fatto di santi, poeti, eroi e navigatori. Porre il tema della bizzarria statistica in forza della quale neanche uno dei circa duecento parlamentari pentastellati condivide pubblicamente la propria omosessualità equivale ad insinuare dubbi sulla virtù della Vergine. Il più divertente è stato un tizio che mi ha inviato un messaggio metà razziano e metà mafioso: “Sul Movimento Cinque Stelle fatti i c…i tuoi.”
3) Il merito delle questioni non esiste. Che si parli della fenomenologia dello spirito di Hegel, della riforma costituzionale o dell’ultimo libro di Montalbano, non c’è argomento che non si presti al mantra “Voi (l’interlocutore e i suoi amici, il Parlamento, il Pd, la politica, il mondo) siete mafiosi o complici di mafiosi, ladri, parassiti e approfittatori, avete rovinato l’Italia e ve la faremo pagare (vi cacceremo, vi manderemo a casa, vi manderemo in galera, vi impiccheremo)”
4) Sapere è un optional. Il rampognante a Cinque Stelle medio è convinto di conoscere perfettamente il proprio interlocutore, perché in realtà si mette in relazione con proprie categorie mentali. Così chiunque fa politica è per definizione “uno che non ha lavorato un giorno in vita sua” e che “dovrebbe farlo per sapere cosa si prova”. E in risposta alla mia osservazione sui mancati coming out a cinquestelle c’è uno che ha minacciato di sputtanarmi dicendomi “si vede a chilometri di distanza che sei gay”.
Nel caso fra le vostre conoscenze virtuali o reali vi siano persone che palesano questi sintomi, dovete intrvenire cum grano salis. L’hater è invariabilmente paranoico, e penserà come prima cosa che siate stati mandati dagli Illuminati, dal Gruppo Bilderberg o da Matteo Renzi in persona ad aggredirlo o drogarlo. Bisogna invece accostarsi con molta cautela, provare a rimuovere la causa profonda del suo malessere (unghie incarnite, amori non corrisposti, periodi di stanca della squadra del cuore, orticaria e spleen) e nel frattempo, con discrezione e gradualmente, utilizzare l’unica terapia conosciuta: buoni libri.