C’è chi dice no (e no, e poi no)
Sono stati depositati non so più quanti ricorsi contro la nuova legge elettorale, l’Italicum. Di questa vicenda c’è una cosa che mi ha colpito: che coloro che hanno firmato questi ricorsi non si siano resi conto di aver confermato in questo modo uno stereotipo pesante, quello di rappresentare la politica che non è particolarmente capace di fare, e che è al contrario molto più a suo agio nel disfare.
La nuova legge elettorale ci ha messo 10 anni a essere partorita. 10 anni nei quali politici di ogni colore, incluso l’autore della precedente legge, hanno detto del “Porcellum” – già battezzandola col chiaro richiamo a un suino – ogni nefandezza. Eppure, nonostante tutti ne parlassero male, il porcellum è stato mandato in pensione non dalla politica che pur diceva unanime di volerlo eliminare, ma dalla Corte Costituzionale: unico caso al mondo di una legge elettorale fatta da un giudice delle leggi.
Dopo 10 anni un governo di centrosinistra finalmente ce la fa e dà in questo modo, qualsiasi cosa si pensi della legge approvata, dimostrazione al Paese di essere in grado di esercitare la propria funzione: fare le cose che si dicono di voler fare, assumersi la responsabilità di incidere sulla realtà e non soltanto di commentarla sospirando come si trattasse di un destino ineluttabile a cui si può soltanto rassegnarsi.
Una parte del parlamento, come sempre accade, si oppone a questa legge, e, come appunto sempre accade a una parte, perde. Cosa fa la politica di solito davanti a una sconfitta? Si rimbocca le maniche e si attrezza per vincere la battaglia politica successiva o in ogni caso per sovvertire in sede politica l’esito della battaglia. E invece no, persino alcuni parlamentari del PD, non contenti di non aver votato la fiducia al proprio governo su quella legge, impugnano la legge davanti a un tribunale.
Dopo aver combattuto perché nel nuovo testo della costituzione il parlamento fosse messo ufficialmente sotto tutela – con la norma in cui si stabilisce che ogni legge elettorale (Italicum compreso) può essere facilmente impugnata preventivamente davanti alla Consulta – questi parlamentari si rivolgono alla Corti d’Appello di tutta Italia per avere ragione di una sconfitta politica non nel parlamento (il luogo della disputa politica, quella che fa del parlamentare un parlamentare), ma in un’aula di giustizia (il luogo dove fa valere i suoi diritti il cittadino che non ha accesso alla sede politica, quello che non può legiferare).
Quale può essere l’esito di questa battaglia giudiziaria? O la conferma della legge elettorale, se i ricorsi saranno rigettati, o la conferma del fatto che la politica in questo Paese non è in grado di fare le leggi, se i ricorsi saranno accolti.
In tutti i casi, ci sarà la conferma che esiste una parte della politica (dove mi pare anche 5Stelle si trovi benissimo) che è a suo agio solo quando è all’opposizione, quando si tratta di demolire. E’ stata la maledizione che ci ha tenuti in un posizione di sostanziale ininfluenza e che ha consegnato l’Italia per vent’anni nelle mani delle destre, lasciando che fossero loro a fare e a disfare l’agenda politica del nostro Paese, mentre noi, incapaci di qualsiasi iniziativa, ci limitavamo sostanzialmente inascoltati a dire di no.