Questa mattina sono stato al Ministero degli Affari Esteri (e della Cooperazione Internazionale, è importante chiamarlo per intero: l’Italia è stata troppo a lungo il fanalino di coda tra i grandi paesi su questo tema, ma non sarà più così) per la firma di un protocollo interministeriale per la promozione della cucina italiana nel mondo. C’erano il padrone di casa, Paolo Gentiloni; il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina; in video il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, assente perché in viaggio con il Presidente Mattarella, e io in rappresentanza dello Sviluppo Economico.
Intorno al tavolone della sala delle conferenze internazionali della Farnesina era rappresentata tutta la cucina italiana, a cominciare dai suoi grandi cuochi: Vissani, Cracco, Oldani, Bowerman, Berton e molti altri. Tutti protagonisti di una creatività individuale indiscussa e planetaria, ma tutti disponibili e desiderosi di “fare sistema”, come si dice. Consapevoli del fatto che se riusciamo a unire – senza per questo comprimerlo – il genio individuale con la disciplina di una squadra, non c’è concorrente al mondo che possa farci paura.
E’ stata veramente una bella sensazione, del tutto simile a quella che ho provato solo qualche settimana fa alla prima riunione del Comitato della moda e dell’accessorio che ha messo intorno allo stesso tavolo – grazie al lavoro prezioso del mio predecessore, Carlo Calenda – tutte le associazioni e le fiere dell’abbigliamento e dello stile italiano.
Mettere insieme i protagonisti della cucina e della moda è la via più efficace, anche dal punto di vista simbolico, per promuovere l’immagine e l’economia del nostro paese nel mondo. Non era mai successo prima e oggi questo è possibile anche perché c’è una consapevolezza e una volontà politica del nostro governo che è molto precisa e netta, in questa direzione. Lo dimostra il fatto che tanti ministeri stanno facendo a loro volta squadra tra di loro (non è da darsi per scontato) e lo dimostra anche la presenza del Presidente Renzi nei momenti che contano, da Expo 2015 – incredibile vetrina dell’agroalimentare – alle sfilate dell’alta moda di Milano, una “prima” assoluta per un capo di governo, solo qualche giorno fa.
Alla fine, l’idea è che l’Italia quando gioca unita è sostanzialmente imbattibile. Il ruolo della politica è quello di facilitare, spingere, sostenere e incoraggiare ogni sforzo che va nella direzione di un Paese che parla con una voce sola, e che ha imparato per bene che nessuno di noi è più forte di tutti noi.
Una risposta a “Fare squadra”
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