Strumenti di educazione di massa
Sono a Buenos Aires a guidare una missione di 90 imprese, banche, associazioni imprenditoriali e università, per rafforzare la cooperazione con un paese che ci è fratello e che sta oggi uscendo da un isolazionismo durato 12 anni.
Ve ne parlerò al ritorno, ma qui è ancora il 17 maggio e, nel primo momento di pausa della giornata, non posso non pensare al fatto che oggi è la prima volta che celebriamo la giornata contro l’omofobia e la transfobia in un Paese che riconosce l’esistenza delle persone omosessuali.
Prima della legge sulle unioni, approvata mercoledì scorso, le persone gay e lesbiche per la legge italiana non esistevano, se non per le norme di origine europea contro le discriminazioni sul lavoro. E negare l’esistenza di qualcuno è la forma più sottile e radicale per discriminarlo.
Oggi invece esistiamo e tra poco saremo visibili, e molto. Le nostre famiglie esisteranno per la legge e quindi ci manifesteremo: nei luoghi di lavoro, nella vita di tutti i giorni, nei momenti più difficili anche negli ospedali. Festeggeremo le nostre unioni con gli amici, i colleghi, i vicini di casa.
Il riconoscimento per legge della nostra esistenza e la legittimazione che ne deriva saranno anche un modo per combattere l’omofobia, il pregiudizio, la violenza. Diventare mainstream sarà il più potente degli strumenti di educazione di massa.
Serve ancora una legge contro l’omofobia, dunque? Sì, ed urgentemente. Ma serve per fissare un sacrosanto principio e per i casi limite, quelli che purtroppo sarà sempre impossibile evitare.
Ma da mercoledì, le cose sono cambiate e sono cambiate per il meglio.