L’anno delle viscere
Ricorderò per sempre il 2016 come l’anno della pancia, l’anno delle viscere. L’anno in cui i popoli presero democraticamente decisioni inaspettate, rivolte senza dubbio più al rifiuto di qualcosa del loro passato che alla costruzione del proprio futuro. L’anno in cui si decise di imboccare strade che nessuno sa davvero dove portino, in cui si decise di lasciare deliberatamente il certo per l’incerto. E quindi il 2017 parte con un nuovo presidente americano che non ancora conosciamo in quanto tale, ma che sin qui ha detto cose e ha fatto scelte cui – mettiamola così – non siamo abituati. Sarà l’anno in cui la Gran Bretagna andrà incontro al suo destino senza, mi pare, avere ancora le idee precisissime di quale esattamente questo destino sarà all’interno e all’esterno dei propri confini. E l’anno in cui noi stessi, speriamo, andremo a votare: ma senza sapere per il momento né quando né come, né quale sarà l’esito delle elezioni. E con questo non intendo dire che non sappiamo chi vincerà, com’è ovvio, ma voglio dire che non sappiamo se i voti espressi e la loro traduzione in seggi attraverso il sistema elettorale saranno tali da metterci in condizione di sapere chi avrà vinto e se chi ha vinto avrà la maggioranza nelle due Camere necessaria per poter formare un governo. Insomma, politicamente si navigherà in mare totalmente aperto. L’Italia è un grande paese e gli italiani sono un grande popolo. Io sono ottimista e molto fiducioso sulle nostre capacità di saper affrontare con successo qualsiasi situazione. Ma certo ci vorranno saggezza, intelligenza e visione. Il tutto, mi viene da dire, in grandi quantità.