La sera del 4 novembre del 2008 ero a Chicago. Vivevo a Londra, all’epoca, lavoravo ancora in banca. Il giorno prima delle elezioni americane decisi d’istinto che avrei preso un aereo e sarei andato a vedere com’era l’elezione del primo presidente nero, quello che ci diceva che sì, insieme si poteva.
Nella folla, finii a Millennium Park, il prato adiacente a Grant Park, dove poi Obama si sarebbe mostrato al mondo. Ero seduto per terra, sull’erba, davanti a un mega schermo a vedere i risultati dei vari Stati e mi resi conto subito che la vera ragione per cui ero andato sin lì non era quella di vedere Obama. Ero lì per vedere l’effetto che quell’elezione avrebbe avuto sulla gente.
Ero con un mio amico che vive a Chicago, e quando lui diceva alle persone che erano sedute intorno a noi che ero italiano e che ero venuto sin lì dall’Europa solo per quella notte, le persone prima spalancavano gli occhi e la bocca per lo stupore, poi mi abbracciavano. Fu una notte incredibile: un po’ concerto rock, un po’ finale di Champions, moltissimo una festa popolare. Di gioia, di speranza, anche di incredulità.
Quante persone ho visto piangere su quel prato, quante tornando a piedi in albergo. I neri. Le donne. Anche di mezza età, anche anziane. Abbracciate, piangere incredule, sentir dire loro che non avrebbero mai creduto di vivere abbastanza per vedere una cosa del genere. E i ragazzi. Tantissimi. Di ogni etnia, tantissimi. Fu un momento veramente storico e oggi come mai sono contento di aver fatto quella vera follia, quel volo fino a Chicago per una notte sola.
Ho da tempo una teoria: che ci siano posti in cui, se ci si ferma un attimo, si sente distintamente pulsare del cuore del mondo. Si sente bene in certi posti dolorosi, come a Varsavia; si sente bene anche nei posti dove c’è il potere, quello vero, come in Pennsylvania Avenue a Washington, davanti alla Casa Bianca. O davanti a San Pietro. Quella notte si sentiva anche in quel parco a Chicago. Era un battito raro e difficile da percepire perché era leggero, era come sollevato. Pensarci oggi fa bene e fa male a un tempo. Ma averlo ascoltato pulsare è stato un vero privilegio, qualcosa che non potrò mai dimenticare.
Yes, we can.