Ritengo che Repubblica, ieri, non abbia scritto una pagina di buon giornalismo parlando della legge sulle unioni civili come di un “flop”.
I diritti non possono essere misurati in modo quantitativo: non rileva quanti cittadini italiani abbiano deciso o decideranno di contrarre una unione civile; conta che dall’anno scorso abbiano la possibilità di farlo tutti. Oltretutto il presupposto di fatto è errato: la percentuale delle unioni rispetto ai matrimoni registrata in Italia è infatti pienamente in linea con l’esperienza di altri Paesi europei dopo l’introduzione del matrimonio paritario.
L’ho spiegato a Liana Milella, che mi ha intervistato proprio per Repubblica.
Aggiungo però che questa intervista appartiene a pieno titolo alla serie “Xe pèso el tacòn del buso”.
La posizione preconcetta di Liana Milella trasuda da ogni domanda, e conferma la mia teoria per cui la stampa progressista – e segnatamente Repubblica – non ha voluto contribuire in alcun modo alla formazione di un sostegno dell’opinione pubblica sulla legge. Lo avevo anche detto in risposta a una domanda nell’intervista, dichiarazione che sfortunatamente è rimasta vittima di un taglio in sede di impaginazione.
In aggiunta mi pare che il tipo di domande (“strizzare l’occhio”: ma davvero?) confermi il movente dell'”incidente” di ieri: sminuire un oggettivo successo del governo Renzi sulla pelle delle persone omosessuali. E con questo, amen.
Ecco comunque l’intervista: Scalfarotto – Nessun flop