Nelle sottolineature polemiche che mi regala ogni tanto il senatore leghista Roberto Calderoli c’è sempre il problema di capire quanto sia dovuto ad una legittima strumentalità e faziosità politica e quanto ad una effettiva difficoltà di comprensione.
L’ultimo caso è la fantasiosa interpretazione di un mio commento sul tragico attentato di Barcellona, nel quale ho ribadito (da ultimo in una vasta compagnia che comprende, fra gli altri, Papa Bergoglio) che sul piano morale e culturale la risposta più efficace ai terroristi che aggrediscono il nostro modo di vivere ed i nostri valori consiste nel rafforzarli.
Sono valori che comprendono, nelle prime posizioni, l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge indipendentemente dal genere, dal credo politico o religioso, dall’orientamento sessuale. E che comprendono, in modo non meno cogente, il rispetto del pluralismo e della libertà di culto.
Mi rendo conto che questo comporti qualche difficoltà di comprensione, per uno che ha fatto dello sfregio ai valori religiosi (dalle magliette che costarono undici morti a Tripoli fino al sangue di maiale versato per rendere “impuro” il suolo dove si voleva costruire una moschea), ma non possiamo cambiare alcuni secoli di storia e la nostra Costituzione e i trattati internazionali che abbiamo sottoscritto per far piacere al senatore Calderoli.
La questione è semplice: i terroristi del fondamentalismo islamico vorrebbero trascinare le nostre società in una guerra di religione, con l’Occidente “crociato” da una parte e la Umma dei credenti musulmani dall’altra. Ma noi non siamo i crociati e l’Islam non è rappresentato da queste belve sanguinarie. Che non vinceranno perché, malgrado Calderoli e soci, noi non ci faremo indurre né dal dolore né dal terrore a rinnegare quel che siamo, quel che rappresentiamo e ciò in cui crediamo.
Proprio come i terroristi non rappresentano l’Islam, Calderoli o quel bel tomo di Vittorio Feltri, che propone –se ho capito bene- degli attentati ritorsivi compiuti da “noi Cristiani” in danno dei musulmani (ma l’Isis provvede alla feroce bisogna con molta maggiore efficienza) non rappresentano né l’Italia né l’Occidente.
Cavalcano, con qualche riprovevole spregiudicatezza, il comprensibile panico di chi vede insanguinate le nostre strade. Ma non sono i nemici dei terroristi: sono i loro (spero inconsapevoli) alleati. Perseguono gli stessi fini, hanno gli stessi progetti. Dobbiamo batterli per le stesse simmetriche ragioni per cui dobbiamo battere (e batteremo) i boia del fondamentalismo.
“I terroristi non ci costringeranno a rinunciare alle nostre libertà” ha detto il premier Paolo Gentiloni. E non ci traaformeranno in esseri simili a loro, non ci faranno sostituire Voltaire e Beccaria con Torquemada e il Califfo. Non vinceranno mai, per quanto la loro ferocia ed abiezione possa infliggerci ferite e farci versare lacrime. Questo ho detto, e questo ripeto.
P.S.: La piccola orda di haters che ha pensato di replicare sulla mia modesta persona le belle prove date con la presidente Boldrini, mi ha spesso intimato di avere il coraggio di dire queste cose “ai parenti delle vittime”. Ma sono in realtà le cose che ha già detto, molto meglio di me, Antoine Leiris, il parente (il marito) di una vittima dl Bataclan. Trovate le sue splendide, commoventi, meravigliose parole qui. Se vi è rimasto qualche neurone libero, egregi haters, leggete. E provate a vergognarvi.