“Noi avevamo la ragione dalla nostra parte, ma non ancora la forza”, scrive Nelson Mandela nella sua autobiografia. Mi riesce difficile immaginare un miglior commento per l’amara sconfitta rappresentata dall’ennesimo rinvio in Senato della legge sullo ius soli.
Che questa sia non solo una legge di civiltà, ma anche una legge di buonsenso lo sa qualunque frequentatore di questo blog, e non spenderò parole superflue per ribadirlo. Ma in una democrazia rappresentativa le leggi le fanno i Parlamenti, e i Parlamenti decidono sulla base dei rapporti di forza in essi delineati.
Gianni Cuperlo in un’intervista al Corriere della Sera di oggi auspica che i voti che mancano possano essere trovati, e non ho dubbi che non verranno risparmiati sforzi in questo tentativo; mentirei, però, se mi dicessi ottimista. Tanto più che l’ottimismo rischia di essere forviante.
Alessandro Sallusti annuncia trionfante sul Giornale “Abbiamo vinto”. Ed ha due volte ragione: perché ha vinto non solo la destra peggiore, quella del becerume xenofobo, ma anche la destra dei media, di un apparato informativo che insegue e suscita le pulsioni meno razionali dell’opinione pubblica, che propone una narrazione dell’Italia come terra del caos e dell’insicurezza in modo non solo difforme, ma contrario alla verità dei fatti.
Ha vinto l’idea che una legge fatta per i figli dei molti immigrati regolari ed integrati fosse in realtà dedicata al popolo dei barconi e della immaginaria “invasione”, con tanto di invereconde bugie sull’Italia come sala parto d’Europa. Ha vinto il rovesciamento della verità, con i firmatari del trattato di Dublino ed i loro successori che danno sulla voce a chi di quel Trattato sta imponendo il superamento.
Che questo avvenga con l’attiva complicità del Movimento Cinque Stelle è una sorpresa solo per chi abbia ancora dubbi sulle idee ed i propositi della classe dirigente di quel Movimento, che indubbiamente raccoglie ed interpreta alcune istanze che possono definirsi in senso lato progressiste, ma le perverte, come tutti i populismi, in un disegno politico inevitabilmente reazionario.
È significativo che Ilvo Diamanti ci consegni la fotografia di un’Italia impaurita dai migranti proprio quando si incassano i primi risultati della strategia per la gestione dei flussi migratori portata avanti con fatica e determinazione dai Governi Renzi e Gentiloni: Federico Chabod ci aveva già insegnato che la paura della rivoluzione socialista, che fu determinante per guadagnare al fascismo l’opinione pubblica del tempo, dilagò quando ormai il Biennio Rosso e i suoi tumulti erano abbondantemente in archivio.
Il rischio della mobilitazione contro una minaccia inesistente ed un fenomeno che va rapidamente rientrando nei suoi limiti fisiologici è presente allo stesso modo.
Avendo combattuto per una vita battaglie di minoranza, non ho difficoltà ad affrontarne una in più: la frontiera dei diritti non è mai garantita una volta per tutte e non prevede rilassamenti o tregue. Cerchiamo però di non ridurla a mera testimonianza, ad antologia dei “vorrei, ma non posso”, a Parco del Rimpianto.
Per questo è naturale che, ove non si riesca in questa legislatura, la legge sullo ius soli deve essere parte integrante del nostro programma di governo e questione determinante per intese ed alleanze prima o dopo le urne. Ed è altrettanto naturale e conseguente che la forza del Pd e la centralità del Pd nel prossimo Parlamento saranno l’unico parametro su cui valutare le prospettive di questo ed altri provvedimenti di civiltà.
Le mosche cocchiere, gli impettiti maestrini dalla penna rossa che hanno come loro esclusivo punto di riferimento la sconfitta, l’indebolimento, la nullificazione del Partito Democratico, lavorano con ogni evidenza per il Re di Prussia. Mirano a dar modo a Sallusti di scrivere altri editoriali trionfanti. Io, con tutto il rispetto, vorrei fargliene scrivere di più amari.