Uno spintone a Varsavia
E improvvisamente mi ritorna alla mente lo spintone che mi presi a freddo, camminando per strada a Varsavia, di ritorno in albergo dopo la parata dell’Europride nel 2010.
Già il corteo era stato difficile, con la polizia che non si capiva se era lì per proteggerci dai contestatori o il contrario. Poi, mentre in gruppo tornavamo a casa, io con la mia maglietta del Pride addosso, un ragazzo giovane, a sorpresa, mi si scagliò addosso. Uno spintone deciso, poi via per la sua strada.
Più un gesto di disprezzo che di violenza. Non una parola o altro. Però capisco che quel gesto individuale, quella voglia di esternare il proprio disgusto verso di me come minoranza, moltiplicata per decine di migliaia di persone, possa produrre una cosa pericolosa e orribile come la manifestazione che si è snodata per le strade di Varsavia.
Il colore di quel fuoco è sinistro non meno di quello che illuminava la notte di Berlino meno di un secolo fa. Questo ritorno in grande stile dell’orrore ci riguarda tutti, anche qui a casa nostra.
Nessuno pensi di far finta di nulla.
Fermare tutto questo è un imperativo morale prima ancora che politico.
“Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”