Scapoli e ammogliati
Per ragioni biografiche, sentimentali e anche semplicemente per quanto è bella, la Puglia occupa un posto particolarissimo e centrale del mio cuore.
Ho considerato un onore averla rappresentata in Parlamento per i cinque anni della scorsa legislatura e tanto più forti per questo motivo sono oggi la preoccupazione e il disagio nel vederla soggiacere a un intollerabile e sciagurato populismo, stretta com’è tra la destra sovranista del duo Salvini-Meloni e il grillismo declinato nelle due sfumature disponibili localmente: quella originale con il bollino della Casaleggio e quella autoctona del Presidente uscente.
Devo dire che, malgrado si sia distinto soprattutto per il metodico bombardamento dei governi espressi dal centrosinistra al quale teoricamente apparterrebbe, Michele Emiliano a suo modo mi è pure simpatico; ma non posso non registrare una catena di scelte, comportamenti e atteggiamenti che ne hanno contraddistinto il profilo e l’azione e che hanno secondo me dell’incredibile.
Avremo modo di approfondire, ma penso che proprio oggi, nel quarto anniversario della legge che ha introdotto in Italia le unioni civili (una delle numerose norme di civiltà proposte dai governi del PD targato Renzi, quelli avversati da Michele Emiliano), vada sottolineato quella che con un eufemismo potremmo definire la sua scarsa sensibilità ai temi delle pari opportunità e della parità di genere.
Il precedente Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, aveva meritoriamente dato grande impulso a questi temi, anche con provvedimenti all’avanguardia come la legge sulla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita ideata e proposta dall’allora assessora e poi europarlamentare Elena Gentile.
Purtroppo, al termine di quella consiliatura regionale, maggioranza e opposizione, destra e sinistra, si accordarono nell’ombra per tradire gli impegni presi davanti ai pugliesi e affossarono la legge elettorale sulla doppia preferenza.
L’appena eletto Michele Emiliano assunse, fra i tanti, anche l’impegno a cancellare questo scandalo, che aveva prodotto un Consiglio regionale con pochissime donne (di cui nessuna – nessuna! – eletta da una maggioranza che si definisce di sinistra).
Impegno anche questo, naturalmente, mai rispettato: ad oggi la Puglia è nella deprimente classifica delle Regioni che non hanno rispettato la legge del 2016 (proposta da chi? Toh! Anche questa dal governo Renzi) che prescrive misure a tutela della parità di genere.
Solo un paio di giorni fa i dodici coordinatori provinciali di Italia Viva delle sei province pugliesi (una donna e un uomo per ciascun territorio, come vogliono le nostre regole: non è difficile) hanno chiesto a gran voce di porre riparo a questa vergogna.
Emiliano farà finta di niente?
Sarei davvero felice che il massimo rappresentante della Regione, in un soprassalto di dignità, per una volta portasse a casa una cosa di sinistra e ci assicurasse che il prossimo Consiglio regionale della Puglia assomiglierà un po’ di più alla Puglia vera – fatta com’è, di donne e di uomini – e un po’ meno allo spogliatoio della partitella della domenica tra scapoli e ammogliati.