Qui a Londra dopo le olimpiadi si celebrano il multiculturalismo e l’inclusione. A Varese, invece, l’attaccante della locale squadra di calcio Giulio Osarimen Ebagua deve lasciare lo stadio sotto scorta. Al di là di tutto, quello che colpisce è che mentre da queste parti si celebra il fatto che Mo Farah, pur nato in Somalia, abbia vinto due medaglie d’oro per la Gran Bretagna da noi un italiano di colore resta comunque un intruso, uno straniero.
In Italia facciamo ancora a cazzotti con le parole. Per il giornalista che racconta del fatto dal sito del Corriere Obaga è un “attaccante nigeriano in Italia da quando è bambino” e nel video di Corriere TV diventa “il ventiseienne attaccante nigeriano con cittadinanza italiana”.
Chiariamo: se Ebagua ha la cittadinanza italiana è un italiano. A meno che non pensiamo che per essere italiani conti più essere di razza caucasica e chiamarsi Esposito o Brambilla che non il passaporto che si tiene in tasca. Ne deriverebbe in questo caso che Nancy Pelosi, Mario Cuomo, Madonna Ciccone e Stefani Germanotta sono sicuramente italiani ed Ebagua no, ma pazienza. Qui discutiamo di ius soli e tutti, Grillo e leghisti a parte, si dicono d’accordo sul fatto che i ragazzi nati ed educati in Italia dovrebbero essere italiani ma la verità è che noi in testa abbiamo un concetto della nazionalità tutto etnico. Non ci sfiora l’idea che in questo secolo la nazionalità è l’appartenenza a una comunità, a un ordinamento giuridico e ai suoi valori, non l’affermazione della discendenza dalla linea di sangue di una qual certa tribù.
Sempre per restare al caso Ebagua, basta leggere le dichiarazioni sul tema del presidente del Varese, Antonio Rosati per capire che noi – italiani brava gente – su questa roba non ci siamo proprio: «Il gesto di Ebagua è da condannare e nelle opportune sedi prenderemo i giusti provvedimenti, ma mi sento di sostenere che il ragazzo ha reagito a cori ripetuti e discriminanti per lui e per la sua razza».
Per lui e per la sua razza. Ma che diavolo di modo di parlare è?
Una risposta a “Ma che razza di paese è?”
Sono da sempre convinto che gli italiani possono cambiare tutte le classi politiche che vogliono, possono pure importare i politici dalla Svezia, ma se non cambiano anche la loro mentalità, L’italia resterà sempre al palo.