Non mi è piaciuta per niente la “denuncia” di Chiara Di Domenico, ieri, contro Giulia Ichino. Come non mi era piaciuta per la delazione, qualche mese fa, contro Silvia Deaglio, la figlia di Elsa Fornero. Al di là dei casi specifici e delle ragioni della Ichino, che leggo essere peraltro una molto stimata nel suo settore, trovo molto pericoloso e miope l’uso del fango come strumento politico.
Ho per questo a suo tempo espresso tutta la mia contrarietà anche rispetto alla tecnica dell’“outing” e cioè allo sputtanamento (perdonatemi il francesismo) di chi non ha il coraggio di ammettere in pubblico la propria omosessualità (il che già indica, se proprio vogliamo metterla in un’ottica retributiva, un’infelicità e una sofferenza che si possono, volendo, ritenere una forma di prezzo).
Io penso che fare politica spandendo melma, alla fine, produca conseguenze negative non solo per la vittima, ma anche per l’aggressore e per il clima politico in generale. Chiara Di Domenico ha detto un sacco di cose giuste nel suo intervento, ma alla fine le sue parole contro Giulia Ichino cominciano con il nome del padre Pietro Ichino, uno che vive sotto scorta armata da anni perché qualcuno lo vuole ammazzare per le sue idee. Che questo accada, nel nostro Paese, mi fa orrore. Indipendentemente da quali siano quelle idee.
A Chiara Di Domenico vorrei dire che la sua lotta è anche quella, io credo, per un paese più civile, dove si combatte per le proprie idee senza l’uso della gogna, che non risolve nessun problema. In un paese più civile e rispettoso non esisterebbe il precariato come esiste solo da noi. E infatti se l’intenzione di Chiara era di attrarre l’attenzione sul dramma nazionale della nostra gioventù accantonata, l’effetto non è stato certamente quello. Ciò che io ho visto sui giornali è solo la contrapposizione tra due giovani donne e le loro vite. Nessuna delle quali meritava secondo me questo cattivo spettacolo che non migliorerà la situazione né delle interessate né dei loro coetanei.
Gli inglesi, che in termini di immagini idiomatiche sono decisamente molto bravi, dicono che non è mai una buona idea tirare della cacca su un ventilatore acceso.
7 risposte a “Attenti al ventilatore”
Chiara Di Domenico ha perso un’occasione per stare zitta, prima di fare una denuncia sul merito sarebbe opportuno leggersi la storia della persona chiamata in causa, è squallido vedere una donna prestarsi a queste bassezze politiche di rivalsa. Queste sono cose che mi fanno vergognare di essere donna.
Chiara ha ragione da vendere. Ichino è il classico liberista e liberale col culo degli altri. alla figlia le prerogative (chissà perchè) del lavoro garantito (e verosimilmente in totale assenza di meritocrazia), agli altri precariato e carico di lavoro all’eccesso.
Brava Chiara, sono interventi come questo che mi convincono a votare PD, cosa che fino a 15 giorni fa pensavo di non fare.
vorrei però fare una domanda, anzi, una riflessione. sia la fornero, che l’ichino, sdottoreggiano, l’uno da anni, l’altra da pochi mesi (nei quali però ha fatto in tempo a fare parecchi danni), aulla monotonia del posto fisso, sui privilegi dei garantiti (che ichino almeno, per la famiglia da cui proviene, non conosce neanche in fotografia), sul conservatorismo della cgil e in particolare della fiom (!!!), insomma su quelle che loro chiamano “rendite di posizione”. mentre invece, a sentir loro, i giovani dovrebbero “mettersi in gioco”, “rischiare”, perchè deve esserci “meritocrazia”, e via discorrendo. poi si scopre che la fornerina, brava fin che si vuole, chi lo discute, lavora nello stesso ateneo dove lavorano la mamma e il papi, foraggiato fra l’altro dalla banca della mamma e del papi. coincidenza? e quand’anche fosse una coincidenza, allora il discorso “no al posto fisso”, “no al posto vicino a casa”, vale per tutti ma non per lei? e questa era la prima domanda. la seconda non può che riguardare la giovane ichina, che, in un settore in cui è difficilissimo trovare il famoso “posto fisso”, e con cotanto padre che si scaglia contro l’orrido “posto fisso”, il posto ce l’ha, fisso, da più di dieci anni. ci sarebbe, magari, da domandarsi per che casa editrice il padre pubblica da circa una decina d’anni (prima pubblicava per giuffrè), cioè da quando è passato dallo scrivere testi più propriamente da addetti ai lavori (pubblicate con giuffrè), al vergare opere destinate a un pubblico mainstream. sono congetture, per carità. però non possiamo fare a meno di chiederci come mai, noi figli di comuni mortali, non abbiamo mai queste botte di culo, mentre i figli di mortali non così comuni invece sì. e, alla fine, è inevitabile una critica, fondatissima, alla coerenza di due fra i tanti che quando si trattano di parlare dicono una cosa, e quando si tratta, come dire, di indirizzare i figli a razzolare secondo i dettami del loro insegnamento, quantomeno se ne guardano bene (quantomeno!).
p.s. cosa c’entrano in questo discorso le minacce che ha subito ichino? forse che questo lo rende esente da ogni critica?
Non mi sembra, Jacopo, che nemmeno nei loro peggiori deliri né Ichino né Fornero si siano proposti di abolire la possibilità del posto fisso. In modi diversi, e più o meno credibili – magari non credibili del tutto? questo comunque dovrebbe essere il punto della discussione -, propongono strategie per governare gli effetti di una mobilità e precarietà lavorativa che è nei fatti da anni, o decenni, e che a loro avviso non si può pensare di eliminare in futuro (altro punto su cui si può e si deve discutere).
La decenza, o l’indecenza, poi, di condannare alla gogna una persona a suon di “chissà perché” e di “verosimilmente” come fa Francesco si commenta da sola.
E, no, il fatto di essere sotto scorta non rende nessuno immune dalle critiche, ma non cogliere la differenza tra la critica e un linciaggio mi sembra grave. E vile. Almeno nei linciaggi all’antica, quelli fatti con pietre o forconi, anche il linciatore il rischio di prendersi qualche sganassone lo correva.
monica, quanto alla, come dire, bontà delle proposte di ichino e più recentemente di fornero, molto vi sarebbe da dire e questa non è la sede perchè il post parla di altro (basterebbe però conoscere un po’, ad esempio, il dibattito che a livello comunitario è in atto, già da anni, sulla famigerata flex-security, e che coinvolge anche seri studiosi italiani come silvana sciarra, antonio lo faro, bruno caruso, anna alaimo per fare qualche nome). il punto è un altro. si è trattato davvero di “linciaggio”, in un caso come questo? vediamo un po’. l’unica cosa in cui magari posso dare ragione a ivan scalfarotto che ha scritto il post, riguarda la tempistica dell’attacco, arrivato proprio all’indomani dell’uscita di ichino dal pd (cosa fra l’altro che ci da la riprova di quanto ichino fosse nulla più che sopportato tanto dal gruppo dirigente, quanto dalla base, visto che poteva fare le primarie e invece è scappato). resta il fatto che ichino, da anni, critica, secondo me senza senso, “il posto fisso”, conj un atteggiamento che ha del dogmatico; perchè, per esempio, certi lavori, per potere essere svolti come si deve, per permettere al lavoratore di imparare, necessitano della stabilità (il metalmeccanico, ad esempio). inoltre, nell’eloquio di ichino, abbondano espressioni e toni al limite della violenza, come quando parla di “garantiti”, di “privilòegi”, di “atteggiamento conservatore”, senza sapere di cosa si tratta. sai com’è, io sono figlio di uno che ha iniziato a fare il manovale a 17 anni, e dopo varie promozioni e vari scatti oggi a 57 è capocantiere e non sa quando andrà in pensione. a questo punto, e qui torno sul pezzo, abbiamo a rampolla del nostro che, guarda caso, ha il posto fisso, mentre tanti altri che non sono figli di gente col cognome giusto, il posto fisso se lo sognano; possiamo farci qualche domandina, o è “linciaggio”? se poi il padre della signorina con il cognome giusto ha costruito la sua fortuna editoriale (più che accademica, perchè in quell’ambito sono molti di più i suoi critici; chi ne sa, tende a non prenderlo troppo sul serio) sui discorsi riassunti prima, non posiamo anche qui fare qualche considerazione sulla coerenza del personaggio e dei suoi eredi? e poi, mi dispiace, ma il fatto che la giovine ichino sia stata stabilizzata in mondadori più o meno nel periodo in cui il padre nemico acerrimo della conservazione è passato a pubblicare proprio per mondadori, non è un’insinuazione. è un fatto, appunto.
vi faccio un’ultima domanda. visto che, a parole, quelli “europeisti” siete voi, secondo voi, se una tale situazione fosse capitata all’estero, stampa e pubblico avrebbero reagito in modo più o meno “vibrante”?
Ma “voi” chi? Ma non vedi che parli con i tuoi fantasmi?
beh, monica, parlando fuori dai denti, mi sembra che si tratti di “difese d’ufficio” a ichino, di chiara matrice renziana, come di matrice renziana è evidentemente questo blog, che pure seguo spesso, e nel quale, se mi vien qualcosa da dire, metto qualche commento. in questo senso ho detto “voi”; se non è così, ammetterò con piacere di essermi sbagliato. se invece è vero che sei una sostenitrice di renzi, come parrebbe dai toni dei tuoi post, allora è inutile far finta che non sia vero; del resto, mica è un reato sostenere renzi (e se te lo dice uno come me, che renzi lo vede col fumo negli occhi…).
mi piacerebbe invece una risposta sul merito delle considerazioni che ho provato a proporre. anche se capisco che sia più difficile, perchè ichino, con le sue sparate e le sue provocazioni tese sempre a dar ragione ai più forti, si presta particolarmente poi a essere preso in castagna quando saltano fuori casi di questo tipo…