22 Settembre 2005

Giù le mani dalla legge sull’aborto

Archivio storico

La vicenda del blocco della sperimentazione della pillola RU 486 all’ospedale Sant’Anna di Torino la dice lunga su quanto la nostra Repubblica sia oggi davvero uno Stato laico e di come questo scivolare verso una teocrazia affligga in modo particolare le donne, i loro diritti, la loro dignità.
Ne avevamo avuto già un esempio tristemente evidente con la terribile legge 40 che include norme che se non fossero degne di un film dell’orrore sarebbero buffamente inspiegabili: metti quella di impiantare un embrione malato nell’utero di una madre, che “tanto” poi si può abortire.
La verità è che la stessa legge sull’aborto è sotto attacco. Se il Cardinal Ruini si permette senza dar segni di preoccupazione di dare valutazioni di costituzionalità alle proposte che l’Unione sta elaborando, questo significa che la situazione è davvero grave. E, per inciso, diciamoci la verità: quanto interessante sarebbe l’ipotesi che la Corte Costituzionale si occupasse della costituzionalità dell’otto per mille che viene in larga parte destinato al sostentamento di una categoria professionale – i sacerdoti – interdetta tassativamente alle donne?
L’Unione deve dire chiaro e forte che la legge sull’aborto non si tocca. Come possiamo creare nuovi diritti se non sappiamo difendere quelli già acquisiti? Credo che noi candidati alle Primarie dovremmo esprimerci chiaramente in tal senso. Io lo faccio qui e ora. Invito Bertinotti, Di Pietro, Mastella, Panzino, Pecoraro-Scanio, e Prodi a volersi unire a me. E’ un impegno che dobbiamo alle donne di questo paese.