Venerdì scorso sono stato a “L’aria che tira”, su La7, a confrontarmi tra gli altri con Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha acquisito molta visibilità negli ultimi giorni per la sua proposta sulle pensioni d’oro: al punto che nella trasmissione condotta da Myrta Merlino le hanno dedicato una vignetta dal titolo “La strategia della pensione”. In pratica, dice Meloni, prendiamo tutte le pensioni sopra una certa soglia (lei dice 5 mila euro lorde) e consideriamo quanta parte di quelle pensioni è stata regolarmente pagata attraverso il versamento di contributi e quanta parte, invece, dipende dall’applicazione del sistema retributivo: del sistema cioè che portava a calcolare la pensione sulla base di una percentuale delle ultime retribuzioni percepite. Fatto ciò, dice Meloni, tagliamo la parte che il pensionato riceve “in dono” dallo Stato, quella cioè che non si è pagata con le contribuzioni proprie e del datore di lavoro.
Una proposta molto efficace dal punto di vista della comunicazione, che io penso debba essere presa in attenta considerazione. E tuttavia bisogna sottolineare che ci sono alcune perplessità, non di secondaria importanza, che necessitano di essere approfondite con grande attenzione e risolte con soluzioni tecniche convincenti prima di poter procedere su quella strada.
Il mio collega Giampaolo Galli ha scritto un articolo molto approfondito sul tema, che vi consiglio di leggere, sollevando forti obiezioni: talune convincono anche me, altre meno. Sull’argomento vale la pena leggere anche questo post di Boeri e Nannicini, con un’interessante nota sull’effettiva convenienza per il pensionato del sistema retributivo rispetto al contributivo.
Dal mio punto di vista, gli argomenti da valutare con maggior attenzione sono i seguenti:
1. La sfida della Costituzionalità del provvedimento
L’Alta Corte è già intervenuta sul tema, indicando l’incostituzionalità di prelievi che colpiscano solo i pensionati e non anche i lavoratori in attività: se dev’esserci un’imposizione, essa deve colpire tutti i redditi e non si giustifica un intervento limitato ai soli trattamenti pensionistici. Questo sulla base degli articoli 3 e 53 della Costituzione. Cito sempre Galli: “L’argomento è molto semplice. Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di condizione personale o sociale (art. 3), quindi tutti i redditi devono essere trattati nello stesso modo e in base al criterio della capacità contributiva (art. 53)”.
2. La soglia oltre la quale si può parlare di “pensioni d’oro”
5 mila euro lordi danno luogo, dopo l’imposizione fiscale, a un importo netto mensile abbondantemente inferiore. A me pare improponibile chiedere a un pensionato, magari ottantenne, che porta a casa anche un’ottima pensione – che lo fa vivere tranquillo, ma che certo non è d’oro – di dover rivedere improvvisamente il proprio tenore di vita. Le persone assumono impegni sulla base delle regole: cambiare quelle regole dev’essere un’extrema ratio, davanti a casi assolutamente eccezionali. Se un taglio ci dev’essere, deve colpire pensioni veramente “d’oro”. La soglia proposta da Meloni è bassa, e comunque stabilire una linea oltre la quale la pensione diventa “d’oro” fa sempre correre il rischio di cadere in una decisione arbitraria, favorendo magari coloro che cadono appena sotto la soglia e penalizzando coloro che sono immediatamente sopra.
3. La possibilità di calcolare con esattezza l’ammontare dei contributi versati furente il regime retributivo
Un’altra complessità è quella legata al calcolo dei contributi versati prima dell’entrata in vigore del sistema contributivo. Anche qui Galli spiega che: “a quanto risulta, l’Inps non dispone dei dati per i dipendenti pubblici ante 1995 e per i privati ante 1974. Ciò non deve stupire perché nel vecchio sistema retributivo contavano i livelli retribuitivi e gli anni di contribuzione, ma non il loro ammontare”. Vero è che qui, però, potrebbero esserci sistemi con i quali si potrebbe giungere a una stima vicina al vero di quanto versato.
4. Il gettito atteso dal taglio delle “pensioni d’oro”
Su 16 milioni di pensionati, le pensioni superiori a 20 mila euro lordi sono 338. Tra 10 e 20 mila sono 7.253. Tra 6 mila e 10 mila sono 75.317. Tra 5 mila e 6 mila sono 106.842. Ricordiamo che parliamo di importi lordi. Se veramente andassimo a colpire le pensioni di importo stellare, i ritorni non sarebbero gran che (il costo a carico dello Stato per le pensioni superiori ai 10 mila euro lordi è complessivamente di 1,2 miliardi). Però, e su questo non concordo con Galli, il segnale sarebbe ugualmente forte e verrebbe la pena anche soltanto per quello. Un po’ come accade per i costi della politica: non si risana il bilancio dello Stato tagliandoli, ma è comunque necessario operare.
Naturalmente in rete sta già girando un post con la mia foto in cui si dice che io avrei votato a favore delle pensioni d’oro perché non ho votato la mozione di 5Stelle. Qui trovate un’interessante ricostruzione della vicenda. Io aggiungo che la mozione di M5S prevedeva un contributo a carico di tutte le pensioni, incluse quelle da 500 euro al mese, forse un goffo tentativo di superare i rilievi della Corte Costituzionale. In ogni caso, della vacuità di questo post testimonia il fatto che tra le foto dei “colpevoli” c’è pure quella della stessa Giorgia Meloni. Ma, si sa, con i 5Stelle va così.
3 risposte a “La strategia della pensione”
Mi trovo a mio agio con la tua impostazione Ivan. Una impostazione che non e’ qualunquista e populista (come lo sono tante che si sentono in questo periodo politico) e che secondo me coglie il punto principale: intervenendo sulle pensioni d’oro non si incide, se non minimamente, sui conti dello stato ma si da un gran bel segnale.
E secondo me abbiamo un gran bisogno di dare questi tipi di segnali. Bisogna tornare a dire con forza che nessuno vuole che nella societa’ tutti siano uguali ma che le differenze non devono e non possono nemmeno essere piu grandi di tanto (che e’ poi il messaggio del bell’articolo di Prodi di ieri).
C’e’ solo una cosa che non capisco bene. Nel tuo punto 2. parli di soglia arbitraria. Non capisco dove starebbe il problema. Come esseri umani abbiamo da sempre stabilito arbitrariamente dei limiti e delle soglie nonostante si sia sempre saputo che ogni persona ha idee diverse su limiti e soglie. Non e’ quello che l’essere umano e la politica hanno sempre fatto?
Colpisce che a “sinistra” non si abbia la più pallida idea di quello che è il problema pensionistico.
Il sistema è a ripartizione. Nessuno si preoccupa di quali saranno i costi della difesa o della scuola tra 30 anni o guardando a quante imposte sono state pagate 30 anni fa. La previdenza pubblica è un servizio pubblico come la scuola o la difesa e viene pagata con le imposte di oggi e non d 30 anni fa.
Prima di pensare al problema dell’equità tra i vari pensionati, è da capire se sono ancora sostenibili le imposte richieste per mantenere questo sistema.
La Fornero ritiene di sì, anche Tito Boeri a fatto la stessa affermazione.
A mio avviso invece tale sostenibilità è saltata, a prescindere dalle pensioni d’oro, d’argento o di bronzo.
Andate a leggervi le percentuali (calcolate dall’ISTAT) della spesa previdenziale sul PIL.
Colpisce che Pallino non abbia la più pallida idea di quello che è il problema pensionistico !!