Auguri all’Italia
Auguri, dunque. Cominciano questi giorni di feste, durissimi per moltissimi nostri concittadini e per l’Europa, avvolta da una crisi che dura da tanto, troppo tempo. Dagli Stati Uniti arriva la notizia di questa spettacolare crescita del PIL (+5%), favorita dal calo vertiginoso del petrolio e da una politica di investimenti che è lo specchio della battaglia che l’Italia sta conducendo in Europa per far ripartire l’economia.
Abbiamo approvato una legge di stabilità che taglia le tasse, che spende 5 miliardi e passa in deficit pur senza sforare i parametri europei, a tutela della nostra credibilità sui marcati. Abbiamo reso i contratti a tempo indeterminato finalmente più vantaggiosi di ogni altra forma contrattuale e abbiamo messo in condizioni le imprese di assumere di più, e meglio. Stiamo portando a termine riforme di cui si parlava da decenni, senza che accadesse mai nulla: fisco, p.a., scuola, giustizia, legge elettorale, riforma costituzionale.
Stiamo risolvendo una serie di crisi aziendali: solo in queste ore l’accordo per Termini Imerese, che salverà mille posti di lavoro, e per Meridiana. Si sta lavorando per Ilva, così come si è lavorato per le acciaierie di Piombino, per Alitalia, tanto per fare qualche nome di aziende in crisi attuale o potenziale per le quali si è lavorato a una soluzione e a un rilancio.
Le resistenze sono forti e certamente nel fare si possono commettere degli errori, ma la determinazione che abbiamo nel voler riportare l’Italia al posto che le compete è fortissima. Per questo io diffido del benaltrismo di ritorno, che è stata l’arma più efficace di chi per decenni non ha voluto fare (e nemmeno far fare) gran che per assicurare che le riforme che gli altri facevano altrove fossero realizzate anche da noi.
Il 2015 sarà un anno decisivo per il nostro Paese. Lo sappiamo bene, e affrontiamo questa breve pausa consapevoli di questa enorme responsabilità ma anche con la decisione di chi sa che le potenzialità per risollevarci ci sono tutte. Bisogna soltanto fare in modo che non sia la palude ad averla vinta.
Per il momento, dunque, auguri a tutti. E per prima, all’Italia.