Dov’era Federica
Capisco che i dirigenti di Israele siano in apprensione, ma io ritengo che il mondo sia un posto un po’ più sereno dopo l’accordo sul nucleare raggiunto dai negoziatori del cosiddetto 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) e quelli dell’Iran. Un lavoro durato mesi, che si conclude con un pieno successo, modifica in modo profondo lo scacchiere delle relazioni internazionali in Medio Oriente, anche in funzione di argine al Califfato, conferma la grande vitalità del secondo mandato di Obama (ed indirettamente attesta la saggezza della regola dei due mandati, che consente di dedicare il primo alla cronaca e il secondo alla storia).
In questo risultato c’è anche un bel po’ d’Italia. È infatti unanime il riconoscimento del ruolo prezioso svolto dall’Alto Commissario per la Politica Estera e la Sicurezza Comune Federica Mogherini. Federica Mogherini, sì: quella giovane donna di poco superiore ai quarant’anni che credo sia stata la più giovane titolare della Farnesina di ogni tempo. Voluta da Matteo Renzi a raccogliere l’eredità di Emma Bonino, e poi dallo stesso Matteo Renzi a vicepresidente della Commissione Europea, unico rappresentante italiano nel Governo federale, come vogliono le regole dell’Unione.
Una scelta che era stata accompagnata da aperta incredulità: troppo giovane, troppo inesperta, troppo “amica della Russia”, sentenziò Elmar Brok, presidente della Commissione Esteri del Parlamento Europeo. Il pronostico prevalente era che le resistenze europee alla proposta di Renzi sarebbero state robuste e insormontabili. Infatti l’indicazione venne recepita e Brok fu prontissimo a ricredersi, dopo aver visto la sua Commissione tributare applausi a scena aperta alla Mogherini durante gli hearings (i terribili autodafé in cui i parlamentari europei passano al pettine fine i candidati commissari, di cui fu illustre vittima Rocco Buttiglione).
Quelli che hanno sempre ragione, dopo aver detto che Federica non ce l’avrebbe fatta e Renzi sarebbe stato umiliato, dovettero passare al piano B: a Federica era stato dato un incarico virtuale, l’inutile ruolo di “Lady Pesc”, privo di qualsiasi potere o influenza. Naturalmente è vero che la mancanza di una politica estera comune indebolisce gravemente il ministro degli Esteri dell’Unione. Ma un conto è se si tratta, con tutto il rispetto, di Lady Ashton, un altro è se si ha a che fare con una garbata ed elegante signora capace di avere una presa da mastino.
Mogherini si è spesa molto, e con risultati tutt’altro che trascurabili, nella terribilmente complicata crisi ucraina; ha lavorato, con la dovuta cautela, al caso dei marò e all’operazione Eunavfor; ha contribuito a favorire il disgelo Usa-Cuba Tutto fatto senza clamore, come si addice al lavoro di un diplomatico.
Un’occasione per gli spiritosoni alla Marco Travaglio, che non ha mancato di effondersi sulla necessità di rivolgersi a Chi l’ha visto? Per avere notizie della “ornamentale” Mogherini? Ora sappiamo dov’era e possiamo rassicurare Travaglio e i suoi malcapitati lettori: era a contribuire in modo significativo (secondo alcuni decisivo) al più importante accordo internazionale del presente millennio. Siamo certi che i detrattori non disarmeranno per così poco, abituati come sono a vivere dall’altra parte dei fatti.
Noi comunque ci sentiamo fieri di lei. E vogliamo dirglielo.